L'attore pubblica una lettera aperta di endorsement per il film di Sorrentino: "È un racconto di formazione incredibile"
La corsa verso l'Oscar di È stata la mano di Dio ottiene un importante endorsement: quello di Robert De Niro. L'attore, vincitore di due statuette nel corso della sua lunga carriera, ha pubblicato una lettera aperta sul magazine Deadline nella quale promuove a pieni voti "il ricco coming-of-age di Paolo Sorrentino". "Ci sono così tante cose fantastiche in È stata la mano di Dio, un film intensamente personale", scrive De Niro.
È stata la mano di Dio: cast promosso da De Niro
È stata la mano di Dio è entrato nella shortlist dei 15 migliori titoli in lizza per la statuetta al miglior film internazionale. L'Academy annuncerà martedì 8 febbraio le candidature ufficiali, ovvero la rosa ristretta dei cinque film che si giocheranno l'Oscar 2022. Il sostegno esplicito di De Niro potrebbe fare la differenza.
Il co-protagonista più importante di Fabietto non è un attore del meraviglioso cast, ma piuttosto la città stessa. L'amore di Sorrentino per Napoli si condivide da subito nelle splendide inquadrature iniziali di un avvicinamento aereo alla città sul Golfo. Un amore che si manifesta nel suo affetto per la varietà dei personaggi: eccentrici, spesso molto divertenti, "larger than life", appassionati (e con questo intendo rumorosi), pieni di gioia e speranza. Sono stato a Napoli solo poche volte, ma per me questo film è decisamente napoletano nel modo in cui molti dei film di Martin Scorsese (Wolf of Wall Street, Al di là della vita, Mean Streets, Taxi Driver, ecc.) e molti dei film di Woody Allen (Io e Annie, Broadway Danny Rose, Manhattan, ecc.) sembrano essenzialmente New York. Napoli per molti modi mi ricorda la New York italo-americana che amo.
Robert De Niro: Sorrentino ha fatto un film "fantastico"
De Niro aggiunge che le location campane del film sono perfette per la narrazione di Sorrentino e nonostante la tragedia della perdita drammatica dei genitori che è al centro della storia, questa toccante autobiografia "trabocca di divertimento".
Scene come il pranzo all'aperto della famiglia allargata e la successiva gita in barca sono davvero affascinanti e divertenti. E mentre la storia centrale è quella di Fabietto che viene strappato dalla sua precaria adolescenza e trascinato verso un'età adulta prematura e sgradita, le storie lungo il percorso sono impagabili. Per esempio quella di Armando, il contrabbandiere di sigarette, il teppista da quattro soldi, il violento, l'amico solidale e infine il carcerato; stravagante, sì, ma completamente credibile per chi, come me, ha esperienze a New York da bambino.
L'attore elogia pure la presenza del personaggio di Antonio Capuano, mentore del giovane Sorrentino e la "meravigliosa" scena finale quando Fabietto supplica il regista di dargli una direzione.
Capuano lo interroga e allo stesso tempo lo rimprovera, le loro voci si alzano, quasi musicalmente. Sembra la scena di una grande opera.
Alla fine del film, Fabietto/Paolo va a Roma e "ora, 35 anni dopo – conclude De Niro – Sorrentino è tornato a Napoli grazie a È stata la mano di Dio. Va bene. Mille grazie, Paolo!".