il cinema di Steven Spielberg, in sala con The Post, è più variegato di quanto si pensi: un viaggio per cercare di cogliere i vari aspetti di un autore innamorato del cinema
Il nome di Steven Spielberg probabilmente è il primo che viene in mente quando si sente parlare di cinema statunitense. Per molti alfiere dell'orgoglio a stelle e strisce e dei valori più puri della nazione (la famiglia, per esempio), e protagonista di un cinema spettacolare capace di entrare nell'immaginario e di diventare fenomeno di costume, la sua poetica e i suoi film sono in realtà molto più variegati di quanto si tende a pensare. C'è la retorica come c'è la capacità di trattare temi con durezza e ambiguità, c'è il fascino più puro, potente e immediato del cinema rappresentato dalla cosiddetta "poetica della meraviglia", talvolta accomodante e sentimentale, e c'è la capacità di trasmettere paura e ambiguità; c'è il potere più puro, immediato e fine a se stesso del racconto e c'è una grande consapevolezza politica. Potremmo dire che l'opera che meglio racchiude tutte le tendenze del suo cinema è A.I Intelligenza Artificiale, dove ritroviamo tutto quello che per alcuni è il meglio di Steven Spielberg, e tutto ciò che per altri è il peggio.
Filmografia di Steven Spielberg, gli anni settanta
Spielberg esordisce nel 1971 con un film per la tv, Duel, un'inquietante incubo che colpisce un automobilista perseguitato da un camion e che fa immediatamente notare il talento del giovane regista. Seguono nel 1974 Sugarland Express, bel road movie tipicamente "New Hollywood" e nel 1975 il suo vero primo grande successo; spaventoso "Lo squalo", film diventato culto e che per molti è stato il primo blockbuster dell'era moderna. Sia ne Lo Squalo che in Duel c'è la tematica del singolo in lotta contro qualcosa più grande di lui che ritornerà spesso, declinata in vari modi.
Nel 1977 la consacrazione arriva con il kolossal poetico Incontri ravvicinati del terzo tipo, l'esempio più riuscito, indimenticabile e affascinante della cosiddetta "poetica della meraviglia". Nel 1982 è il turno di ET, mentre nel 1979 è uscito 1941; Allarme a Hollywood, fluviale (146 minuti) e irresistibile film comico demenziale ambientato nel secondo conflitto mondiale; il film fu un insuccesso, ma rivisto oggi rimane un ottimo esempio di quel filone demenziale e ironico tipico della comicità statunitense dei primi anni ottanta, e dimostrazione di come Spielberg fosse a suo agio anche con la comicità più pura.
Steven Spielberg, filmografia degli anni ottanta
I film di Spielberg macinano soldi ed entrano nell'immaginario; il regista alterna blockbuster a opere più piccole e personali. Negli anni ottanta la saga più importante è quella, mitica, di Indiana Jones, inaugurata nel 1981 con I Predatori dell'Arca Perduta e continuata nel 1984 con Indiana Jones e il tempio maledetto e nel 1989 con Indiana Jones e l'ultima crociata. Ci sarà poi nel 2008 un quarto capitolo con Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo.
Tra i film più "piccoli", Always – Per sempre (1989), forse uno dei suoi più retorici e sentimentalisti, mentre con Il colore viola (1984) inaugura il filone di opere che affrontano, sempre con spettacolarità, tematiche politico, sociali e storiche impegnate, in questo caso il razzismo.
Steven Spielberg, i film degli anni novanta
Gli anni novanta si inaugurano con il favolistico e giocoso Hook – Capitan Uncino (1991), a cui seguono due film, uno esempio della vena più "impegnata" e sociale, l'altro del filone più spettacolare e "blockbuster", ma entrambi entrati nella storia. Schinder's list (1993), uno dei film più importanti sulla Shoah, e Jurassic Park (1993), a cui seguirà nel 1997 Jurassic Park – Il mondo perduto. Nel 1997 Amistad affronta il tema della schiavitù, mentre nel 1998 In Salvate il soldato Ryan l'individuo tipicamente statunitense dà il meglio di se stesso e dei suoi valori nello spettacolare e durissimo Salvate il Soldato Ryan, che racconta lo sbarco in Normandia vissuto e subito dallo statunitense qualunque.
Il nuovo secolo di Steven Spielberg, film che raccontano lo smarrimento della nazione
Il nuovo secolo si apre con un film ereditato da Kubrick; A.I Intelligenza Artificiale, un Pinocchio ambientato nel futuro e con un finale lancinante in cui c'è tutto Spielberg. Intanto, c'è stato l'11 settembre, trauma che non poteva non riflettersi nel regista statunitenze per eccellenza. Il cinema di Spielberg rimane coerente ma assume spesso una maggiore ambiguità e una maggiore durezza, spesso anche dovuto alle decisioni politiche, in qualche modo contrarie proprio ai valori statunitensi da lui esaltati.
Minority Report (2002) è un esempio di fantascienza distopica che immagina un futuro in cui la tendenza al controllo e alla limitazione delle libertà individuali è portata all'estremo, mentre nel 2004 Prova a prendermi è una vivace commedia in cui i confini tra il bene e il male non sono così ben delineati. The Terminal è invece una commedia sentimentale tenera e stratificata con protagonista un immigrato che non può lasciare l'aeroporto.
È del 2005 il film forse più "duro" e disincantato; Munich, che racconta della missione punitiva ordinata dal governo israeliano nel 1974 per vendicarsi dell'attacco terroristico che, nel corso delle Olimpiadi di Monaco, portò alla morte di 11 atleti israeliani.
Spielberg non abbandona però il blockbuster; nel 2005 La guerra dei mondi è il remake del classico della fantascienza che esalta l'istituzione della famiglia, mentre del 2011 è il suo primo film d'animazione Le avventure di Tintin – Il segreto dell'unicorno, che avrebbe dovuto inaugurare una trilogia, ma che non ebbe un successo sufficiente. Seguiranno il retorico War Horse (2011) e GGG – il grande gigante gentile (2016), spettacolare favola tratta da un romanzo di Roal Dahl.
Filmografia di Steven Spielberg, gli anni dieci
Il film più importante di Steven Spielberg del periodo è però Lincoln (2013), biografia del presidente statunitense ambigua, stratificata, in cui la mitologia del personaggio è ribadita ma convive con uno guardo più disincantato, meno idealista e pronto a sottolineare gli aspetti più cinici del personaggio. Ambiguità e nuove consapevolezze dovute alla storia recente degli USA che rimangono anche ne Il Ponte delle spie (2015), almeno nella prima potente parte, e in The Post, storie di individui che da un lato sostengono i valori più puri della nazione, e dall'altro combattono in qualche modo contro le istituzioni che mettono in discussione questi stessi valori.
Attivo anche come produttore e "Deus ex Machina" di film e serie tv, Spielberg è stato anche per questo motivo un protagonista assoluto e di primo piano dell'industria cinematografica e audiovisiva statunitense, e anche per questa è uno dei maggiori artefici dell'immaginario contemporaneo, cosa che a livello di percezione più immediata ha un po' semplificato la visione del suo cinema.
Fonte foto https://www.facebook.com/Steven-Allan-Spielberg-9648109188/