Sull'isola di Tanna una struggente storia d'amore candidata all'Oscar

Il primo lungometraggio girato nella Repubblica di Vanuatu ha vinto nel 2015 la Settimana della critica di Venezia

Tra i film candidati all'Oscar nella categoria riservata al migliore film in lingua straniera (meritatamente vinto da Il cliente dell'iraniano Asghar Farhadi) ce n'è uno davvero singolare, Tanna. Opera prima di finzione dei documentaristi australiani Bentley Dean e Martin Butler, Tanna ha vinto nel 2015 la trentesima edizione della Settimana internazionale della critica, sezione autonoma della Mostra di Venezia. Si tratta del primo lungometraggio di finzione girato nell'isola che dà il titolo al film, parte dell'arcipelago della Repubblica di Vanuatu, a Est dell'Australia. Quest'ultima, ha co-prodotto il film, interpretato da donne e uomini della tribù Yakel che continuano a praticare un modo di vivere ormai scomparso ai giorni d'oggi per custodire le più antiche tradizioni. Cacciano con arco e frecce, usano solo i materiali raccolti nella foresta per costruire vestiti e case. Al tempo stesso, desiderano fare conoscere al mondo la loro cultura. E cosa meglio di un film potrebbe rispondere a tale esigenza? Un film che non è un documentario, pur dando spazio a comportamenti e rituali, ma la visualizzazione di una storia, l'adattamento cinematografico di una canzone dove si narra di due giovani amanti che osarono sfidare le leggi dei matrimoni forzati al punto di sacrificare al vulcano le loro vite pur di non separarsi. Quel fatto, dicono gli Yakel, modificò il corso della cultura tradizionale nell'isola.

E quel fatto diventa il cuore del film. Paesaggi mozzafiato filmati con nitidezza dai due registi di Melbourne sono la cornice alla fuga d'amore di Dain (Mungau Dain), nipote del capo tribù, e Wawa (Marie Wawa). Per suggellare un accordo di pace tra due gruppi rivali, Wawa viene promessa in sposa a un altro uomo. Ai due innamorati non resta che fuggire, rinnegando così una parte, ingiusta, della loro cultura (come pure i comportamenti deliranti di una setta religiosa cristiana incontrata lungo il cammino) in nome della libertà e delle scelte individuali. Si va verso il melodramma e una tragedia che evoca Romeo e Giulietta.

Bentley Dean e Martin Butler hanno trascorso sette mesi insieme alla tribù per familiarizzare e non imporsi come degli intrusi, hanno voluto che la popolazione di Yakel collaborasse alla stesura della sceneggiatura, e hanno comunque portato il loro sguardo di autori di documentari (tra questi, Contact, del 2009, dove una donna aborigena rievoca la prima volta che, diciassettenne, vide un uomo bianco, e First Footprints, serie televisiva del 2013 sulla storia antica dell'Australia) in questo film narrativo, mantenendo lo stile che li caratterizza, quello di creare con i soggetti dei loro lavori una relazione personale, una fiducia, evitando un approccio invasivo e di superiorità.