The Brink - recensione

La nuova serie targata HBO è una satira politica sulla fine del mondo, ovvio, tutta da ridere. Con Tim Robbins e Jack Black

La Terza Guerra Mondiale potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma come ben sappiamo è possibile scongiurarla grazie all’intervento di uomini e donne di buona volontà. Ecco, adesso immaginate che a salvare il mondo invece di anime candite ci siano invece le persone sbagliate, quelle che se le cose possono andare male (oddio, peggio di una terza guerra mondiale…) con loro andranno sicuramente peggio.

Dopo l’11 settembre il terrorismo è sempre stato preso seriamente da Hollywood ma anche della serie tv: si pensi a 24 o a Homeland, senza contare le incursioni all’interno dei singoli episodi di molte altri programmi.

Certo, gli anni che ci separano da quel tremendo evento ha modificato il rapporto che cinema e tv hanno avuto nei confronti dell’argomento terrorismo. Insomma, mentre 24 mostrava un’America manichea, unico e vero baluardo della libertà contro le barbarie, e soprattutto rappresentava chiara l’ideologa dominante che voleva che ogni mezzo fosse lecito nella lotta contro il terrore internazionale di matrice islamica, in Homeland cominciano a riemergere dei barlumi di coscienza, dei dubbi anche solo rispetto alla liceità “democratica” di quello che si fa per contrastare il male. Ma soprattutto comincia a insinuarsi il dubbio se chi ci ha governato finora abbia sempre detto la verità e se quello che si è fatto non fosse stato altro che una grande manipolazione di interessi nascosti e forse anche incomprensibili.

Quindi, adesso, è arrivata l’ora della commedia: The Brink, nuova e fiammante serie della HBO di cui fa il paio con la seconda stagione antologica di True Detective (di cui parleremo presto) per questa stagione estiva. The Brink è una commedia grottesca dove alla berlina sono messi proprio gli uomini che dovrebbero proteggerci e garantirci la sicurezza: i politici!

Esatto, un mondo in mano a una banda di cialtroni. Questo è il punto: perché la fine del mondo arriva per tutti, uno alla volta magari, ma arriva, allora tanto vale riderci su. Insomma, HBO fa una scommessa un po’ azzardata, che una volta avrebbe fatto il cinema ma che ormai, lo stiamo capendo sempre di più, sta traslocando le sue caratteristiche migliori nelle nuove forme di serialità televisiva e non, incluse le facce degli attori famosi sempre più inclini a recitare anche al di fuori del grande schermo. Infatti, protagonisti di questa irreverente serie sono Tim Robbins (che troviamo alla regia di alcuni episodi) e Jack Black.

Quindi a colpi di politicamente scorretto, satira, farsa e, mescolando il tutto, una sfacciata dose d’irriverenza strafottente è uscito fuori questo The Brink. Tim Robbins interpreta Walter Larson, il Segretario di Stato e la prima volta che lo incontriamo lo troviamo nudo, legato alla testiera di un letto mentre una prostituta gli sta sopra, e mentre i due si stanno divertendo in un gioco erotico di soffocamento ecco che arriva la segreteria personale di Larson che gli dice che il mondo è sull’orlo di una crisi internazionale a causa di un colpo di stato in Pakistan: lui riceve la notizia come mamma l’ha fatto mentre è ancora ammanettato al letto.

Poi c’è Jack Balck, sfigato e inconcludente che ha provato già due volte a fare domanda per entrare nella CIA risultando sempre scartato su due piedi. Jack Black è Alex Talbot, un impiegato di basso rango dell’ambasciata americana in Pakistan. Manco a farlo a posta lui coglie la palla la balzo per cercare di mettersi in mostra con i suoi superiori, ovvio che i suoi tentativi alla 007 finiscono nella maniera più fuori di testa che si possa immaginare.

Poi c’è Pablo Schreiber nella parte del pilota d’aviazione Zeke Tilson, che a tempo perso è anche uno spacciatore di droga e che poco prima di salire sull’aereo nella missione contro i golpisti sbaglia la pillola da assumere cominciando un viaggio tutt’altro che eroico, il tutto in diretta video con la Casa Bianca dove il Presidente è nella War Room a seguire le operazioni.

Quindi abbiamo un Presidente americano nella sua stanza tra generali falchi e un Segretario di Stato colomba; un uomo sul luogo della crisi; un aereo fuori controllo che sta andando all’attacco su un nemico di cui si sa poco e niente. Ok, Il Dottor Stranamore è servito, e questa è la premessa cinematografica a questa serie ideata dai fratelli Benabib che per fortuna porta un po’ di sana cattiveria, e che sceglie di non salvare nessuno, per tanto l’eroe, se ne avete veramente bisogno, bisogna andarlo a cercare da un'altra parte. Il primo episodio finisce con le canzoni Fortunate son e Instant karma. Il messaggio è chiaro: un po’ di controcultura non fa mai male.

Andiamo pure a dormire tranquilli che qualcuno veglia su di noi e per fortuna nostra non sappiamo chi esso sia.

 

Massimiliano Pistonesi