The disaster artist, la recensione dell'esilarante film di James Franco

Con The disaster artist James Franco omaggia The room di Tommy Wiseau e realizza un film esilarante e con più chiavi di lettura

Il Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale è stato vinto da James Franco, protagonista di The Disaster Artist nel ruolo di Tommy Wiseau. Franco è anche il regista e lo sceneggiatore del film, che nel cast conta Dave Franco, il figlio del divo, il fraterno amico Seth Rogen, Zac Efron, Jacki Weaver, Judd Apatow e Josh Hutcherson, molti dei quali appaiono in camei. Il film, che uscirà nei prossimi mesi nelle sale italiane dopo l'anteprima nazionale al Torino Film Festival, racconta la genesi e il mito di un cult della contemporaneità; "The room" di Tommy Wiseau, eccentrico e misterioso miliardario dalle origini non chiarissime che soddisfò la sua voglia di cinema realizzando nel 2003, appunto, The room, entrato nella storia come uno dei film più brutti della storia del cinema e per questo diventato opera di culto.

The disaster artist, la trama

Greg Sestero (Dave Franco) è un giovane aspirante attore con la paura del palcoscenico che durante le lezioni di recitazione incontra l'affascinante e misterioso Tommy, figura carismatica, pieno di soldi e dall'accento misterioso e vagamente mittleuropeo, nonostante lui sostenga di essere statunitense doc e di essere originario di New Orleans. Tra i due nasce una forte amicizia e Tommy convince il nuovo amico a trasferirsi con lui a Los Angeles, dove sarà per entrambi più facile intraprendere la carriera cinematografica. Presto a Tommy viene l'idea di scrivere, girare e produrre un film intitolato The room, chiedendo all'amico di affiancarlo. L'amico, pieno di gratitudine, accetta con entusiasmo, ma la realizzazione del film anticipa quelli che saranno i risultati; l'ego smisurato dell'autore e il suo entusiasmo altrettanto gigantesco si uniscono alla sua totale incompetenza, e poco può il budget stratosferico reso disponibile dalla ricchezza dell'autore. Così, The room, che doveva essere una dolente opera drammatica diventa un irresistibile film involontariamente comico.

The room di Tommy Wiseau vs The disaster artist

Per dire, The room è stato definito il "Quarto potere" dei film brutti e il nome di Wiseau è stato affiancato a quello di Ed Wood, l'amato peggior regista della storia raccontato da Tim Burton in Ed Wood (1994). Il film ha avuto successo nei circuiti secondari e nell'home video, diventando uno degli appuntamenti preferiti per le visioni "trash"; insomma, un'opera di assoluto culto. Franco da un lato raccconta i retroscena del film, come a Wiseau è venuta l'idea e come questa idea è maturata, e dall'altro racconta le giornate sul set – caratterizzate dall'incompetenza e dall'ego smisurato e visionario di Wiseau e dalla conseguente perplessità del cast e della troupe - e soprattutto, come in una sorta di calco, rappresenta le scene del film culto in maniera quasi identica all'originale. I titoli di coda confermano ciò affiancando le sequenze del film di Franco con quelle di The room, creando così un effetto ancor più esilarante e straniante.

The disaster artist, l'analisi

The Disaster Artist è innanzitutto un film estremamente divertente ed esilarante, talvolta fino alle lacrime. Numerose sono le gag e il contrasto tra la visionaria figura del protagonista e la realtà è il principale motore comico. La parte più divertente è probabilmente quella ambientata sul set; si pensi, per fare un esempio tra i tanti, al momento in cui Wiseau ha speso un sacco di soldi per ricostruire un vicolo buio che poi è risultato identico a quello già esistente sul retro degli studios, oppure alle numerose reazioni sgomente, perplesse e sorprese del cast e della troupe.

Come sempre capita nella migliore comicità, dietro l'immediatezza del divertimento e delle risate copiose c'è però un sottofondo di disagio. Ci si può accontentare di ridere tanto, e sarebbe giusto così, ma si possono anche cogliere letture tra le righe, soprattutto se pensiamo a chi è James Franco, alla sua autorappresentazione pubblica e alla sua carriera.

Paragonandosi e immergendosi in Tommy Wiseau, l'attore/regista riflette sul dolente contrasto tra aspirazione e risultato, tra desiderio e realtà, oltre a riflettere sul fascino della bruttezza, del trash e del ridicolo che tanto successo stanno avendo negli ultimi tempi e che in parte è legata alla sua fama e al suo successo.

James Franco e la sua autorappresentazione

Tematica quest'ultima che può apparire ancora più forte appunto se pensiamo alla figura di Franco, autore sì bulimico e di progetti di vario tipo, anche sperimentali e drammatici, ma che deve buona parte della sua fama da un lato alla sua invadente e autoreferenziale figura social e dall'altro ad una serie di film comici più o meno riusciti (come, per esempio, nel 2008 Strafumati di David Gordon Green) e più o meno divertenti in cui è apparso come un personaggio sciocco, provocatorio e un po' demenziale, anche in questi casi legato alla sua autorappresentazione pubblica.

Del resto James Franco è già stato protagonista e sceneggiatore nel 2013 di Facciamola finita, diretto dai suoi amici Seth Rogen – presente nel cast di The disaster artist – e Evan Goldberg, una ludica e lucida riflessione demenziale che metteva in scena l'apocalisse che cadeva su un gruppo di amici ospitati proprio da Franco in una delle sue tante megaville; gli amici erano tali nella finzione del film come nella realtà, i rimandi giocavano molto con la biografia dei personaggi e degli attori che li interpretavano e il loro cazzeggio autoreferenziale, un po' vacuo e in sostanza sciocco diventava appunto una riflessione quasi metacinematografica ed un'espressione di disagio e di consapevolezza della vacuità di ciò che, da un certo punto di vista, rappresentavano.

Più o meno come, in maniera più indiretta, accade in The disaster artist, film quindi esilarante e irresistibile, ma anche più profondo e stratificato di quanto possa apparire nell'immediato. È come se venisse tra le righe fatta la domanda e venisse esorcizzato un dubbio; ma anche io, come Tommy Wiseau e The room, faccio schifo e sono famoso per questo? (Nel piccolo di chi scrive, la risposta è no, e The disaster artist lo dimostra)

Voto: 7,5

Frase

Ragazzo, il fatto di amare profondamente una cosa non significa che tu la sappia fare. Ci riesce uno su un milione, anche se ti chiami Marlon Brando

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