Charles Cullen è ad oggi il più prolifico serial killer della storia americana: a interpretarlo è Eddie Redmayne
Diretto dal danese Tobias Lindholm, sceneggiatore di numerosi lavori di Thomas Vinterberg, The Good Nurse è il teso crime thriller disponibile in Italia su Netflix dal 26 ottobre 2022. Passato al Festival di Toronto e in una serie di sale selezionate prima di arrivare in streaming, il film ha per protagonista Amy (Jessica Chastain), un'infermiera e madre single che al lavoro e a casa conta sempre sull'aiuto del generoso collega Charlie (Eddie Redmayne).
The Good Nurse: storia vera di Charles Cullen su Netflix
Quando una sua paziente muore misteriosamente, Amy comincia a sospettare che dietro la scomparsa della donna ci sia proprio Charlie. Indizio dopo indizio, si scoprirà che l'infermiere è implicato nella morte di centinaia di pazienti.
Incredibile ma vero: la storia di The Good Nurse si basa su eventi reali. La sceneggiatura di Krysty Wilson-Cairns (la sceneggiatrice scozzese di 1917 di Sam Mendes) è tratta dal bestseller true crime The Good Nurse: A True Story of Medicine, Madness, and Murder scritto dal giornalista Charles Graeber.
Il Charlie di Eddie Redmayne si ispira a Charles Cullen, il serial killer (ancora in vita) che ha confessato di aver ucciso almeno 40 persone nel corso dei suoi 16 anni di carriera da infermiere in nove ospedali del New Jersey. In seguito ai colloqui con poliziotti, psichiatri e giornalisti, si è in realtà scoperto che Cullen non ha mai tenuto il conto delle sue vittime. Si calcola che i pazienti che ha ammazzato possano essere addirittura 400.
Nato a West Orange nel 1960, Charles Cullen cresce in una famiglia cattolica irlandese della working class. È il più piccolo di otto fratelli. Il padre, un autista d'autobus, muore quando lui ha appena sette mesi: Charlie cresce con la madre Florence, bullizzato dai compagni di scuola e dai fidanzati delle sorelle. A soli 9 anni tenta il suicidio ingerendo liquami da un kit di chimica.
Nel 1977, quando Charles ha 17 anni, scompare pure Florence, uccisa in un incidente d'auto. È una perdita devastante per Cullen che lascia la scuola e si arruola in marina, ma anche lì è vittima del nonnismo dei commilitoni. Tenta il suicidio per la seconda volta e nel 1984 lo stato maggiore lo congeda. Tornato a casa, Charles si iscrive alla scuola per infermieri dell'ospedale Mountainside di Montclair, dove si diploma nel 1986. Poco dopo comincia a lavorare al reparto ustioni del Saint Barnabas Medical Center di Livingston.
Charles Cullen, storia dell'infermiere killer diventa un film
In apparenza, Cullen è una persona come tante: disponibile e integrato nel quartiere, sposato con la moglie Adrianne, papà di due figlie. In realtà, è proprio in famiglia che si mostrano i primi segni di squilibrio: Adrianne chiede e ottiene il divorzio perché il marito alle feste versa liquido infiammabile nei drink degli invitati, brucia i libri di scuola della figlia maggiore, tortura i cani di famiglia.
Dal 1988 al 2003, Charles Cullen uccide tutti i pazienti che gli capitano a tiro in ospedale. Pratica principalmente overdose: i suoi farmaci preferiti sono la digossina e l'insulina, utilizzati nel trattamento dell'insufficienza cardiaca e del diabete. Incredibilmente, negli ospedali in cui lavora tra un ricovero e una depressione, non si accorgono di nulla. C'è carenza di infermieri e un operatore così zelante fa sempre comodo.
La maschera cade il 12 dicembre 2003, quando Cullen viene arrestato in seguito alla segnalazione della collega Amy Loughren, insospettita dalla morte improvvisa di un paziente per ipoglicemia. I media lo chiamano The Angel of Death, l'angelo della morte. Cullen collabora con le autorità ed evita la pena capitale. Condannato all'ergastolo, resterà in carcere fino al 2403.
Ma cosa spingeva Charles ad ammazzare i suoi pazienti? Agli inquirenti ha dichiarato di aver somministrato alle vittime le sue overdose per porre fine alle loro sofferenze ed evitare che il personale ospedaliero li disumanizzasse. Ancora oggi non ricorda quante persone ha ucciso né come e perché le ha scelte. È proprio questo profilo da caregiver amorevole – e non da assassino senza pietà o semplice mostro – ad aver alimentato il mito attorno a quello che ad oggi è il più prolifico serial killer della storia americana.
Foto: JoJo Whilden / Netflix