The Party, la recensione della feroce commedia da salotto di Sally Potter

The Party è una feroce commedia dall'impianto teatrale diretta da Sally Potter e che ha il punto di forza nel cast in forma smagliante

The Party è l'ottavo film di Sally Potter, attiva anche nel campo della musica e dell'arte, e regista che centellina i film; i nove lungometraggi da lei realizzati, tra i quali i più celebri sono Orlando (1993) e Lezioni di tango (1997), sono stati infatti realizzati nell'arco di una quarantina d'anni. The Party ha un'evidente impostazione teatrale; la cinica e cattiva commedia è infatti girata tra le quattro mura di un'elegante appartamento londinese ed è basata perlopiù sui dialoghi e sulla prova degli attori. Nel cast, la protagonista è Kristin Scott Thomas, affiancata da Timothy Spall, Bruno Ganz, Patricia Clarkson, Cherry Jones, Cillian Murphy, Emily Mortimer, decisamente ben più che comprimari; le loro performance abbracciano tutte sfumature che separano il "bravissimo" dal "superbo".

The Party, la trama

Il Party del titolo è la festa che la nuova ministra ombra, laburista, della sanità (Kristin Scott Thomas) tiene nel suo elegante appartamento per festeggiare la nomina insieme agli amici più cari, ma può anche essere letto come un riferimento al "partito" laburista e alle sue anime. C'è il marito (Timothy Spall, l'interprete più intenso), intellettuale umanista che fin da subito pare distante e distratto, c'è l'amica cinica e disincantata (Patricia Clarckson) che ha abbandonato l'idealismo della gioventù approdando al realismo più impietoso e suo marito (Bruno Ganz), un guru vagamente new age e complottista; ci sono la professoressa lesbica (Cerry Jones) che studia i rapporti di genere con la giovane fidanzata (Emily Mortimer) incinta grazie alle fecondazione in vitreo, e c'è un banchiere (Cillian Murphy) agitato non solo a causa della polvere che sniffa.

Un segreto rivelato dal marito della neoministra apre il walzer degli orizzonti egotici, delle rivendicazioni, dei rinfacciamenti e delle ripicche che portano il gruppo verso il baratro e soprattutto mostrano come in molti casi l'idea che si ha di sé e dei propri ideali non sempre regge la forza d'urto della realtà.

The Party, i temi

In Caro diario Nanni Moretti, interrompendo il suo girovagare per Roma in sella di una Vespa, entra in un cinema dove proiettano un film in cui ex sessantottini si lamentano del loro presente ed esclama "Voi gridavate cose orrende e violentissime e vi siete imbruttiti; io gridavo cose giuste e sono uno splendido quarantenne!". Immaginando uno di quei  collegamenti mentali che talvolta uniscono film diversi tra loro e che molto piacciono ai cinefili, chissà cosa avrebbe esclamato Moretti se in quel cinema romano avessero dato The Party di Sally Potter, feroce ed incisivo gioco al massacro, essenziale (dura 70 minuti) come una sentenza lapidaria che chiude dibattiti e discussioni.

La vittima di questo gioco al massacro è una sinistra, intesa nel suo senso più vasto e nelle sue varie anime, già ben oltre l'orlo di una crisi di nervi. In scena, ideali che sono diventati o la parodia di loro stessi, o dogmi allo stesso modo delle imposizioni che volevano combattere. Altrettanto centrale e altrettanto messo nel mirino del cinismo è la questione del femminismo e dei femminismi, di cui del resto la regista è da sempre alfiere. Non a caso, per fare un esempio, il suo film più celebre, Orlando, giocava molto sull'identità di genere.

The Party, l'analisi

The Party ha, come accennato all'inizio, un'impostazione chiaramente teatrale; è stato girato secondo le regole dell'unità di luogo – l'appartamento -, tempo – la "festa" - e azione – le conseguenze della rivelazione scottante sul gruppo e sui rapporti interni - e ha il suo punto di forza principale nel cast in forma smagliante, dove spiccano, di poco, l'intensissimo Timothy Spall, forse il "primo tra i primi", e la come sempre ottima Kristin Scott Thomas, bravissima a lavorare di sottrazione e a trasmettere gli stati d'animo dei suoi personaggi anche solo con un'alzata di sopracciglio. Merita un accenno anche Cillian Murphy, gigione il giusto in un personaggio confuso e agitato e sopra le righe. Funzionano, nel complesso, anche i dialoghi, che scorrono sempre senza intoppi e divertono. Non mancano infatti  le occasioni per ridere. Allo stesso tempo però questi dialoghi non sempre trovano la giusta forza sarcastica – talvolta l'ironia è un po' greve e talvolta non è centratissima- e la giusta incisività politica, trasmesse entrambe un po' a intermittenza.

È un po' questo il problema che impedisce al film di Sally Potter di prendere il volo e di far deflagrare davvero tutta la sua cattiveria e il suo disincanto. L'alternare cioè momenti, ritratti e accuse risapute ad altre che invece colgono il segno. Complice una certa stilizzazione – The Party è girato in un elegante bianco e nero ed è molto raffinato a livello stilistico, con una manciata di soluzioni di regia efficaci -  il sospetto è quello di trovarsi di fronte ad un esercizio di stile a tema "gioco al massacro". A dissipare questo dubbio non aiuta certo il deludente (e banale) colpo di scena finale.

Voto 6,5

Frase

Vuole far vedere che anche da ministra può preparare le tartine

Fonte foto https://www.facebook.com/valerio.fiandra