Three Times, la ricerca della libertà e dell’amore

Il film del regista taiwanese Hou Hsiao-hsien (Leone d’oro nel 1989 con Città dolente) è un viaggio in tre episodi nel tempo e nello spazio

Hou Hsiao-hsien è uno degli autori più originali del cinema taiwanese a partire dall’inizio degli anni Ottanta. Un cineasta che, nel corso della sua filmografia, si è, sempre più, immerso in una visionarietà radicale con opere quali Flowers of Shanghai (1998), Millennium Mambo (2001), Three Times (2005, disponibile in streaming gratuito senza registrazione su PopcornTv), The Assassin (2015). La ‘durata’, il tempo espanso che matura all’interno delle immagini e della colonna sonora, è l’elemento imprescindibile, la scelta estetica che muove il percorso di queste opere d’arte e il vissuto dei suoi personaggi.

Si tratta, per Hou Hsiao-hsien, di narrare per percezioni, come in uno stato di trance dopo lunghe notti insonni e al tempo stesso con lucidità di sguardo. Con le stesse tonalità, Hou aveva saputo in precedenza immergerci nella Storia del suo paese (Città dolente, Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1989), nelle storie di famiglie e personaggi nel tempo della vita e della morte (A Time to Live and a Time to Die, un altro dei suoi capolavori assoluti, del 1985), nei flussi di una visione assolutamente intima (Flowers of Shanghai), nei cambiamenti sociali e culturali (Goodbye South, Goodbye, 1996).

Three Times, fin dal titolo, evoca tre epoche, tre storie per far vibrare un’emozione che attraversa il tempo. Ci sono, parafrasando il titolo di uno dei suoi primi lavori, le passate cose della giovinezza (nel primo episodio A Time for Love, ambientato nel 1966 a Kaohsiung), la messa in scena di un’epoca distante (nel secondo episodio A Time for Freedom, girato con lo stile del cinema muto, dove si va indietro nel tempo, nel 1911 a Dadaocheng), l’algoritmo di un presente stilizzato sulla trasparenza e sulla duplicità dell’immagine (nel terzo episodio A Time for Youth, collocato a Taipei nel 2005). Hou fa scorrere un tempo interiore tra sale da biliardo (che frequentava da ragazzo), una vecchia casa patronale, le canzoni degli anni Sessanta, americane e taiwanesi, i costumi e le scenografie. Spazio e tempo, sempre nel cinema di Hou Hsiao-hsien, sono inghiottiti (e liberati) in un miracoloso e meticoloso fluttuare stellare, in un’odissea nello spazio del desiderio dell’attesa, dell’accadere e del già accaduto, del movimento rallentato e sognato. Come egli stesso ricorda: “Tutti gli esseri umani vivono in un tempo e in uno spazio, e questo è un tipo di restrizione che crea i valori, la vita, l’abitudine, la felicità. Il tempo in cui uno vive influenza il comportamento degli uomini, il modo in cui si ama e in cui si incontra la persona da amare. Quello che volevo fare in Three Times era creare un contrasto tra il passato e il presente, perché così la gente può capire meglio il presente, come siamo oggi e come questo contrasta con il passato”.

Ogni episodio di Three Times contiene un particolare tessuto sociale e politico su cui si costruiscono le storie, giocate attorno alla lotta per la libertà. “Tutti e tre gli episodi parlano della lotta per la libertà - ebbe a dire il regista - perché per me libertà significa sapere dove sei tu e dove sta la persona che ami. Ho scelto di usare il tema dell’amore per illustrare la libertà perché in qualche modo l’amore rappresenta ciò che tutti noi cerchiamo, e lo troviamo cercando noi stessi”.