Wildlife, Paul Dano debutta alla regia con un malinconico dramma familiare

L'attore Paul Dano debutta alla regia con una drammatica crisi coniugale di provincia, Wildlife, film di apertura della Semaine de la Critique a Cannes.

La Semaine de la Critique 2018 ha aperto il programma con Wildlife, il debutto alla regia di Paul Dano, attore che abbiamo ammirato in film come Ruby Sparks, Little Miss Sunshine e Il Petroliere. La sua esperienza davanti alla macchina da presa ha senza dubbio influenzato questo suo primo film da regista: un intimo dramma famigliare tra le montagne del Montana. Si avvertono i riferimenti a registi come Paul Thomas Anderson e Paolo Sorrentino (con il quale Dano ha lavorato per Youth - La Giovinezza), anche se Wildlife ha una sua identità raffinata e malinconica.

Wildlife: la trama del film

Joe é un adolescente degli anni ‘60 che vive con i suoi genitori in un piccolo paese del Montana. Il padre, interpretato da Jake Gyllenhaal, ha un buon rapporto con lui, ma in ambito professionale colleziona una serie di sconfitte. Infatti viene licenziato da un circolo sportivo per il suo atteggiamento che lo porta a fraternizzare troppo con i clienti. Quando il titolare ci ripensa e lo richiama a lavoro, egli rifiuta una seconda possibilità, iniziando a sgretolare la sua piccola famiglia. Così decide di partire con un gruppo di volontari per spegnere un devastante incendio sul confine canadese, e la moglie casalinga, interpretata da Carey Mulligan, si sente abbandonata e inizia a trasformarsi in una donna diversa. Ferita nel profondo si lascia andare, cominciando a bere e frequentando un uomo più grande e visibilmente inadatto a lei. Ma la vera vittima di questa crisi coniugale é Joe, un ragazzo tranquillo e sensibile che é costretto a crescere in fretta, per sopravvivere allo sfaldamento rapido della sua famiglia. Senza un motivo apprentemente grave i suoi genitori si allontanano, forse troppo rapidamente, e lui è nel mezzo.

Wildlife: l'identità poetica della regia di Paul Dano

Dano si concentra sul personaggio di Ed Oxenbould - che qualcuno ricorderà come il piccolo nipotino terrorizzato dai nonni nel film horror The Visit - un viso interessante e molto espressivo, riempendo spesso l’inquadratura con dei primi piani che non hanno bisogno di parole. Sembra di trovarsi di fronte una versione giovane dello stesso Paul Dano, come se il regista volesse suggerire qualcosa di autobiografico. Wildlife é un film ben scritto, anche se il ritmo non risulta dinamico, in particolare per una parte centrale che si lascia andare a digressioni superflue. La regia però sperimenta e incanta con movimenti di camera sinuosi e momenti emotivamente coinvolgenti, anche se la vera forza é la fotografia, in grado di comporre immagini ispirate a Edward Hopper e le fotografie di Gregory Crewdson che colgono l’anima graffiante e malinconica della provincia americana. Tramonti, paesaggi urbani notturni desolanti e fotografie di una natura innevata e rurale fanno da cornice ad una storia drammatica dal sapore indie, che il regista osserva spesso dall'esterno, lasciando sbirciare dalle finestre il pubblico che diventa un curioso, ma discreto voyeur.

Una buona parte della sceneggiatura é dedicata al personaggio femminile, puntando i riflettori sul tema dell’emancipazione della donna negli anni ’60, epoca in cui si svolge il film. Mulligan veste i panni della classica moglie e madre americana di quegli anni, come la Betty della serie tv Mad Men o Nicole Kidman in La Donna Perfetta, dedita alla famiglia e alla casa. Quando cambiano gli equilibri e il destino aziona un gioco di ruoli, lei deve prendere delle decisioni e inizia a lavorare come insegnante di nuoto in un centro YMCA. La sua indipendenza alimenta la crisi coniugale ponendo in secondo piano i sentimenti forse ancora presenti. Mentre il marito insegue l’orgoglio, lei si dimostra più razionale, con i piedi per terra, anche se la solitudine la porta, in un primo momento, all'autodistruzione. Il tono del racconto e l’atmosfera sembrano rendere omaggio a Revolutionary Road di Sam Mendes, con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, seppur con le dovute differenze. La rabbia e il dolore in Wildlife risultano più soffocate e riservate, riducendo i confronti verbali tra i due personaggi coinvolti, mentre Mendes dà libero sfogo al risentimento e alla frustazione di una coppia un tempo legata da una forte passione e poi divisa da incomprensione ed eventi della vita. Dano lascia più spazio al non detto, e il ritmo del racconto risente di questa scelta. 

Wildlife: Carey Mulligan e Jake Gyllenhaal marito e moglie in crisi

Dano avverte da sempre un forte legame con l’omonimo romanzo di Richard Ford del 1990 e questo è facile da immaginare vedendo il film. Egli é riuscito a creare un immaginario suggestivo con una poetica elegante e delicata, ma nello stesso tempo dirompente. Gyllenhaal conferma il suo talento pur avendo poche scene, mentre Carey Mulligan mostra i suoi limiti, apparsi anche precedentemente in alcune sue performance. Paralizzata in una espressione austera e depressa anche quando il copione non lo richiede, rende il suo personaggio convincente a metà. Ma a brillare, tuttavia, é il giovane Ed Oxenbould, per il quale il pubblico prova empatia dall’inizio alla fine. Se la forma di Wildlife suggerisce una cinematografia innovativa e piacevole da vivere sullo schermo, il contenuto non é all’altezza del romanzo da cui è tratto. La narrazione lenta influisce sulla curiosità e l’attenzione dello spettatore che potrebbe avere qualche momento di distrazione. Zoe Kazan, compagna di Paul Dano nella vita reale, lo ha aiutato a scrivere e realizzare il film come per il grazioso Ruby Sparks. Memori di quella storia originale e frizzante, tenuta insieme da un pizzico di magia, ci si poteva aspettare qualcosa di più da questo debutto alla regia. 

Wildlife è un film emozionante che tocca il cuore in alcuni momenti, ma non aggiunge niente di nuovo al panorama cinematografico contemporaneo, e non sembra un manifesto dell’ambizione e il coraggio che fanno parte di Paul Dano attore. Le sue scelte, spesso lontane dalla natura commerciale di Hollywood, lo hanno reso un artista insolito e intrigante per la sua ecletticità e imprevedibilità, ma come regista non ha utilizzato del tutto questa sua creatività. Forse andrà meglio con il secondo film che speriamo di vedere a breve, perchè comunque il suo stile dietro la macchina da presa funziona e ha degli ingredienti interessanti, da approfondire. 

Voto: 6,5