Helvetica: la vita e i tempi di un carattere tipografico che resiste anche in tempi di stampa online [Recensione]

I tempi mutano, il progresso incombe e ci investe, ma alcuni granitici punti fermi restano certezze.

È il caso dell’Helvetica, il carattere tipografico da sempre simbolo di pulizia, essenzialità e professionalità, insomma il passe partout per ogni azienda che vuole mantenere un profilo basso ma una reputazione solida.

Un carattere che – se utilizzato su brochure, cartelloni pubblicitari o anche per il marketing online digitale – traccia un’identità chiara. Ma attenzione a scegliere gli strumenti giusti di comunicazione aziendale, i volantini sono il medium migliore per mostrare ai clienti i prodotti e servizi offerti, a patto che siano curati in ogni dettaglio. 

Per fortuna nel 2022, realtà di stampa online come Sprint24 mettono a disposizione delle aziende – anche di quelle affezionate ad un’immagine classica, amanti dell’Helvetica – un servizio professionale personalizzato e altamente qualificato in ogni segmento, restituendo al cliente risultati di alta qualità a prezzi competitivi.

Ma da dove nasce la fascinazione verso questo carattere tipografico? Vediamolo insieme attraverso un documentario dall’omonimo titolo, del 2007.

Helvetica: un documentario necessario?

"Helvetica", un lungometraggio documentario su quel carattere tipografico, promette troppe informazioni. Fortunatamente, il regista Gary Hustwit, che è stato produttore esecutivo dell'affascinante film "Moog", sul sintetizzatore analogico, ha un talento per trovare un universo all'interno di un argomento ristretto.

Troppo lungo ma affascinante, il documentario di Hustwit postula l’Helvetica - un carattere tipografico sans-serif sviluppato nel 1957 presso la fonderia Haas di Munchenstein, in Svizzera - come emblema dell'era delle macchine, precursore della globalizzazione e alleato dell'impulso dell'arte moderna verso l'innovazione, semplicità e astrazione. La sua versatilità è mostrata in scatti di vetrine di negozi, segnali stradali, sistemi di trasporto pubblico, moduli governativi, pubblicità e distributori automatici di giornali.

Le provocatorie e vivaci interviste del film a grafici e teorici, tra cui Massimo Vignelli, che ha creato la segnaletica direzionale per la metropolitana di New York, e David Carson, autore di "The End of Print", valutano l'impatto di Helvetica sulla vita e sul pensiero umano. Alcuni lo lodano come una svolta concettuale; altri lo fanno esplodere come un carattere tipografico a denominatore comune più basso il cui uso riflette e perpetua la conformità.

 

Perché fare un film su un font tipografico?

L'inevitabile risposta alla prospettiva di vedere Helvetica è, perché qualcuno dovrebbe voler fare un film su un font? Ebbene, la risposta di Gary Hustwit è che i caratteri influenzano le nostre vite perché sono ovunque, inviano segnali e comunicano con noi quasi indipendentemente dai messaggi che stanno scrivendo, e questo ogni brand dovrebbe tenerlo ben a mente.

Un gran numero di persone odia Helvetica perché lo vedono come soffocante portavoce di un conformismo sociale e per il modo in cui la sua presunta neutralità porta i consumatori a confondere i messaggi di marketing con i messaggi informativi.

Il film di Gary Hustwit è elegante e realizzato con enorme maestria. Sebbene prodotto con un budget limitato, ha un senso di scala ed espansività, creato in gran parte attraverso eccellenti riprese in esterni in tutto il mondo.

I montaggi dell'uso di Helvetica in varie città sono affascinanti, accompagnati da una colonna sonora deliziosamente fuori tempo. Ogni intervistato ha una rispettabile quantità di tempo per esprimere i propri punti di vista – a volte dandoci una visione rara del processo creativo di come viene progettato un font – e il film è ammirevolmente equilibrato; anche se qualcuno potrebbe pensare che il rifiuto di posizionarsi da una parte o dall'altra del dibattito sia un inconveniente in questi giorni di documentari appassionatamente impegnati.

Quando finisci di guardare Helvetica, ti senti pienamente informato e come se fossi stato risvegliato da qualcosa, non ti senti investito di una responsabilità di posizionamento rispetto al suo uso. Cambia il modo in cui guardi il mondo.