L'espansione di Netflix verso i contenuti in diretta streaming e il gaming riuscirà a recuperare gli abbonati?

Il gigante dello spettacolo via web sta combattendo contro un'emorragia di clienti che si stanno rivolgendo verso altri portali, e questo lo sanno ormai tutti.

Intendiamoci: la colpa non è solo di Netflix in particolare, ma risiede anche in un periodo di stallo nella crescita dei mercati finanziari, con prevedibili effetti sul prezzo delle azioni della società statunitense.

Netflix e il mercato

Il prezzo delle azioni delle società quotate funziona da cassa di risonanza delle loro performance - e a oggi, il suono per Netflix è piuttosto sordo. Dopo la notizia della perdita di circa 200.000 abbonati, le azioni hanno iniziato una picchiata che le ha portate, complice una congiuntura geopolitica instabile, a mostrare un -37%. E l'azienda condotta dal CEO Reed Hastings ha annunciato una serie di sane, ma dolorose contromisure, per affrontare i numeri in rosso.

Il primo elemento su cui la società si sta concentrando è ovviamente quello della riduzione degli account, per contrastare il fenomeno crescente dei gruppi di persone che si organizzano per condividere uno stesso abbonamento Netflix. Ma ovviamente, deve procedere a creare nuovi contenuti interessanti per tenersi il suo pubblico e attrarne di nuovo: e la strada scelta è quella di un'espansione in altri ambiti che non erano stati toccati prima, come gli spettacoli in streaming e il gaming.

Il gaming su Netflix

La società non è nuova al mercato del gaming, ma data la situazione ha scelto di spingere sull'acceleratore per aggredire questa fetta del mercato, che le statistiche definiscono come la più vitale degli anni Venti.

Per metterla in numeri, l'industria dei giochi fattura di più dell'industria dei film e della musica messe insieme, e una fetta enorme di questo mercato è rappresentata dai giochi online su device e dalla possibilità di scaricare giochi gratis, che conducono verso modelli di ricavo freemium. Tramite una serie di piccoli pagamenti per upgrade del gioco, normalmente gratuito, si ottiene un elevato flusso di denaro, anche se meno regolare di un abbonamento tipico. Ma in tempi di vacche magre, non bisogna andare tanto per il sottile.

Il live streaming sul portale

Anche il live streaming - la gallina dalle uova d'oro, non solo per le serie video ma anche per la musica live - rappresenta una sfida analoga, in cui alcuni concorrenti di Netflix come Hulu e Disney stanno già investendo. per il momento, Netflix ha dichiarato l'interesse ad esplorare la possibilità, ma si tratta di dichiarazioni di facciata: gli insider sanno che si sta già attivando per inserire questo tipo di spettacolo nella propria programmazione.

L'opzione più probabile è quella di partire da programmi di intrattenimento classici quali show e performance di stand-up comedy, che vanno molto forte in USA, nel quadro del festival Netflix is a Joke, con performances di personaggi quali Dave Chappelle, Larry David e Pete Davidson. Resta invece nella nebbia la possibilità di entrare nel mercato dello streaming sportivo, che vede una competizione decisamente più agguerrita.

Il grande tabù: la pubblicità

L'inserimento della pubblicità nei propri programmi è sempre stato escluso dalla società. Ma dati i risultati, le alte sfere di Netflix stanno iniziando a considerare la possibilità di includere questo "male necessario" nel palinsesto.

Soprattutto andando a rimodulare il pricing dei piani di abbonamento, delle fonti interne dell'azienda rivelano che Netflix potrebbe introdurre un abbonamento "light" alla piattaforma, dove i mancati introiti del piano di abbonamento sarebbero pagati dagli spot pubblicitari trasmessi prima dei programmi, cosa che consentirebbe anche di ridurre l'emorragia dei contratti che si è verificata fino ad oggi, e che le previsioni mostrano che a breve continuerà.

Non solo contenuti e abbonamenti

In realtà, tutte le mosse di Netflix ci mostrano che la società sta rimodulando il suo modello di approccio al mercato. Il modello attuale a revenue fissa mensile è troppo soggetto alle fluttuazioni di un mercato sempre più competitivo, e la società in questo priodo ha compreso che deve ampliare questa piattaforma per evitare pericolosi scivoloni.

Un modello ibrido, composto da abbonamenti con pricing più scalettato, composto da una parte fissa e una di pay-per-use, sarebbe più sostenibile e sicuro nel lungo periodo, e permetterebbe di raggiungere potenzialmente più utenti del servizio, creando effetti sinergici sugli altri servizi offerti dalla piattaforma. Questo dovrebbe essere il piano, ma siamo certi che il resto dell'industria non resterà uno spettatore passivo.