Una delle peggiori tragedie della storia europea è altresì una grandissima fonte di ispirazione per diverse categorie di artisti, primi tra tutti i registi.
“Olocausto” è un termine alquanto impreciso nella sua applicazione, significando letteralmente “sacrificio”. Gli ebrei detestano che sia impiegato per indicare il genocidio che ha devastato il loro popolo negli anni della Germania nazista. Impiegano invece il termine, sempre di origine ebraica, Shoah, traducibile come “sciagura”.
Innumerevoli sono stati i film che, con maggiore o minore successo e fedeltà storica, hanno provato a raccontare narrativamente questo sterminio. Ve ne proponiamo alcuni.
A costo di risultare eccessivamente patriottici, vogliamo partire proprio da La vita è bella, diretto e interpretato da Roberto Benigni. Commovente e drammatico sino all’inverosimile, il film racconta la tragedia della deportazione vista con gli occhi innocenti di un bambino e con quelli amorevoli di un padre. Quest’ultimo, nel tentativo di preservare la candida mente del figlio dagli orrori del lager, ne traduce le regole in regole di un gioco. Questo “gioco” permetterà al piccolo Giosuè di sopravvivere. Considerato il capolavoro di Benigni, è un vero e proprio inno alla speranza e alla vita.
Il pianista di Roman Polanski descrive l’occupazione nazista della Polonia, soffermandosi sul “dramma nel dramma” di un pianista ebreo che, per permettere alla famiglia di sopravvivere, dovrà vendere il proprio amato strumento. Ciò comunque non lo salverà dal trasferimento nel ghetto di Varsavia.
Schindler’s list, del grande Spielberg, si concentra ancora una volta sulla situazione degli ebrei polacchi in seguito all’invasione da parte di Hitler. L’imprenditore tedesco Oskar Schindler, sfruttando il divieto agli ebrei di avere proprie attività, ne assume nella sua impresa, salvandone molti dal destino del campo di concentramento.
Il bambino con il pigiama a righe prova nuovamente a raccontare l’orrore con lo sguardo innocente di due bambini. Bruno è un bambino tedesco al quale la famiglia tenta di instillare un insano odio per gli ebrei. Si imbatte un giorno in un campo di concentramento in cui conosce il coetaneo Shmuel, con il quale instaurerà una profonda amicizia. Bruno pagherà con la vita il voler superare il filo spinato che lo separa dall’amico.
Storia di una ladra di libri offre, in cornice narrativa, uno spaccato più generale della Germania nazista. In questo si inserisce la vicenda di Max, amico della famiglia adottiva della protagonista, una bambina di nome Liesel. Max è un ebreo che si nasconde nella cantina della famiglia per sfuggire alla deportazione ma decide di andarsene per non mettere in pericolo gli amici. Riuscirà infine a sopravvivere.