5 motivi per rivedere Habemus Papam

Ecco qui di seguito cinque motivi per cui bisognerebbe riguardare Habemus Papam, il film di Nanni Moretti (2011).

1- Per Michel Picoli:

per ritrovare quella poesia nell' interpretazione di Melville che intesse la crisi interiore affrontata delicatamente e con onestà da un animo fragile e semplice come il suo, un uomo, prima ancora che papa, che ha bisogno di perdersi per le strade di Roma e nei suoi ricordi, prima di tornare ad affrontare le sue responsabilità con nuova consapevolezza e umiltà; la stessa poesia, che gli è poi valsa il David di Donatello come miglior attore protagonista.

2- Per Nanni Moretti:

per osservare con uno sguardo più attento come il Moretti regista sappia tenere in equilibrio le fila di un'opera matura che vuole essere visionaria, ma senza sbilanciarsi troppo; e quindi per capire meglio il ruolo del Moretti psicanalista, che ha soprattutto il compito di stemperare con simpatica ironia il dramma vissuto dal pontefice, e il clima austero del collegio cardinalizio.

3-Per la trama:

la stessa trama che ci ha spiazzati, preannunciando un evento dalla portata epocale che ha interessato il Santo Padre, Benedetto XVI, due anni dopo l'uscita del film. Riguardare il film di Moretti, e riascoltare il discorso del pontefice Melville, lo stesso che a inizio film grida una disperata richiesta d'aiuto, ora, a distanza di anni, può avere per ognuno di noi, sia atei che credenti, un senso in più, perché ci rende partecipi, in qualche modo, della profonda difficoltà che può accompagnare una scelta come quella dell' abdicazione da parte di colui che sembra invece non aver mai bisogno di aiuto.

4-Per la musica:

il film di Moretti merita una seconda visione anche solo per la scena in cui la canzone della cantante argentina, Mercedes Sosa, risuona per tutto il Sacro collegio. Il test della canzone, dal titolo “Todo Cambia”, è emblema dello stesso cambiamento d'animo di Melville uomo.

5-Perché una sola visione non basta:

proprio così, per poter cogliere tutti quei dettagli che rendono il film un capolavoro: dall'inquadratura del volto commosso di Melville mentre racconta della sua passione giovanile per il teatro e per Cechov, come se il suo ricordo fosse proprio lì davanti ai suoi occhi pieni di emozione, fino alle prime battute emblematiche che si scambiano il pontefice (Picoli) e lo psicanalista (Moretti); per questi, e per tutti gli altri dettagli che compongono il tessuto del film, è necessaria una seconda visione.