5 scene cult de La grande bellezza

La Grande bellezza, il capolavoro del 2013 del regista Paolo Sorrentino, è un film che merita di essere rivisto più volte.

Ecco le 5 scene cult de La grande bellezza.

La scena iniziale, che si apre con una citazione da Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, che serve da chiave di lettura per il “viaggio” raccontato nel film: «Viaggiare è molto utile, fa lavorare l'immaginazione, il resto è solo delusioni e pene. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato»

La scena del vagabondaggio per Roma del protagonista, Jep Gambardella (Toni Servillo), che porta lo spettatore alla scoperta delle bellezze di una delle zone più antiche di Roma, Trastevere.

La vocazione civile”, una delle scene più condivise in rete, che racconta di menzogne, fragilità, di una “donna con le palle” che viene lentamente smontata dalla cinica analisi della sua vita “perfetta” da parte di Jep.

La scena dei fenicotteri, visionaria, quasi onirica, dai colori intensi, accompagnata dalle parole e dalla carica emotiva della “Santa”, è sicuramente una delle scene più suggestive del film.

La scena del funerale del giovane suicida Andrea, con il monologo di Jep, che parla del funerale come di un momento in cui parenti e amici possono mostrarsi, essere notati. Un momento fin troppo opulento, che perde la sua funzione religiosa: “Molti pensano che un funerale sia un evento casuale, privo di regole. Non è così. (…) A un funerale - non bisogna mai dimenticarlo - si va in scena.”.

La scena conclusiva, il monologo finale di Jep, è sicuramente da inserire tra le cinque scene cult. “Finisce sempre così, con la morte. Prima però c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla bla bla”. Una scena carica di intensità, tra ricordo e presente, che chiude in maniera magistrale il capolavoro di Sorrentino.