5 scene migliori in Il giovane favoloso

Elio Germano stupisce ancora vestendo i panni del poeta Giacomo Leopardi. Vediamo insieme le scene migliori del film diretto da Mario Martone

Fare un film su un personaggio così complesso e sfaccettato come il poeta Giacomo Leopardi non è un’impresa da poco. Il rischio di fallire è sempre dietro l’angolo. A sobbarcarsi di una tale impresa è stato il regista Mario Martone. Con il suo film, Il giovane favoloso, ha incantato tutti. Un film autentico, sensibile, di grande impatto e bellezza. Ovviamente questo risultato si è riuscito ad ottenere grazie anche al protagonista che ha interpretato il poeta Giacomo Leopardi, lo straordinario Elio Germano. Le scene che sicuramente racchiudono in sé la poesia di questa pellicola sono varie. Tra le più belle, sicuramente la scena in cui il giovane poeta crea i famosi versi de “La sera del dì di festa”. È notte, dalla finestra dello studio dove vi è il giovane poeta si vede una meravigliosa luna, grande, immensa, che illumina la stanza. Sullo sfondo, si nota la finestra della giovane e bella Teresa a cui il poeta dedicherà alcuni versi. Una scena molto toccante in cui viene evidenziata tutta la frustrazione e l’amarezza del poeta nel rimanere chiuso, come un uccellino in una gabbia, in quel piccolo paese che è Recanati, è quella tra Giacomo Leopardi, il padre e lo zio. Il giovane urla amareggiato ai due “Odio questa vile prudenza che ci agghiaccia, che ci lega, che ci rende impossibile ogni grande azione”. Una frase che racchiude in sé tutto il pensiero di Leopardi. Un ulteriore scena è quella ambientata a Napoli, in un bordello. Giacomo Leopardi vuole ascoltare il suo istinto, vuole capire cosa si prova a dare ascolto al proprio corpo. Si ritrova così, grazie all’aiuto del suo amico Alfieri, in un bordello. Per la prima volta vede la lussuria, i corpi delle donne, il piacere degli uomini. Ne è impaurito, vuole scappare. A fermarlo, una giovane prostituta. Lo porta con sé, ella cerca di farsi toccare il corpo dalla mano reticente del poeta. Questo momento intimo e nuovo per Leopardi verrà interrotto da scugnizzi napoletani che iniziano a prendere in giro il poeta che scapperà via. Una delle scene più significative è quella ambientata nell’osteria, a Napoli. Fuggendo dagli scugnizzi, Leopardi si ritrova a vagare da solo, di notte, per la città. Scopre un volto di Napoli a lui sconosciuto. Non più i salotti letterari frequentati da persone intellettuali, composte e in un certo qual modo ordinarie. Quello che scopre per le strade è il tumulto, il movimento, il caos. Voci, urla, risate, giochi. È un altro mondo, un altro modo di concepirlo. Infine, la scena più commovente di tutto il film è sicuramente il finale. Di grande impatto, di estrema bellezza. Giacomo è seduto fuori la terrazza e recita i versi de “La ginestra” osservando il cielo notturno. Il regista decide di immortalare lo sguardo del poeta. Alto, degno, quasi immortale. Se durante tutto il film, il corpo del protagonista piano piano si piega fino ad essere completamente gobbo, “accattorciato” in se stesso, in questa scena l’animo e lo spirito del poeta si elevano fin quasi a toccare quella luna che ammira così tanto. Non si mostra il Giacomo Leopardi poeta, filosofo e pensatore ma il Giacomo Leopardi umano, vulnerabile, l’uomo.