Il Ponte delle Spie è un thriller appena giunto nelle sale cinematografiche, a dicembre, per la regia di Steven Spielberg e interpretato da Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Sebastian Koch, Alan Alda.
Titolo originale Bridge of Spies. Si tratta di un lungometraggio a sfondo storico realistico. Siamo quindi a Brooklyn, intorno agli anni ’60, dove un uomo, accusato di essere una spia al servizio dell’Unione Sovieta, viene arrestato, si tratta di un pittore, Rudolf Abel. Lo Stato chiede un regolare processo, ma siamo in piena guerra fredda per cui il regime preferirebbe eseguire immediata condanna. Si opta tuttavia per un processo, ma deve necessariamente svolgersi in tempi brevi e a difesa dell’accusato viene indicato l’avvocato James B. Donovan, non un penalista ma un civilista. Donovan però saprà farsi valere, seguendo il caso con grande rigore professionale, assumendosi la responsabilità di tutte le critiche negative che giungeranno non solo da giudice, corte e opinione pubblica, ma anche dalla stessa moglie. Intanto è un susseguirsi di eventi perché un aereo spia, appartenenti ai servizi statunitensi sarà abbattuto dalle forze aeree sovietiche e Francis Gary Powers, il tenente, finirà nelle prigioni russe. L’unica strada possibile sarà un negoziato. La CIA affiderà il delicato compito proprio a Donovan.
Si ritorna a parlare così del muro di Berlino, ma il personaggio chiave non sarà un politico che ha fatto la storia di quei giorni. Personaggio chiave intorno a cui ruotano le vicende è l’avvocato Donovan fermamente convinto che tutti meritino una difesa, poiché ogni uomo è importante. Magistralmente interpretato da Tom Hanks, non solo rappresenta la sua professione, ma la vive sin nel profondo, senza il timore di sfidare le convinzioni comuni, neppure il parere contrario della stessa moglie, Mary Donovan, interpretata da Amy Ryan. Donovan vede in Rudolph Abel, interpretato da Mark Rylance prima ancora che una spia o un nemico, una persona che ha il diritto umano di essere difesa. La prima scena del film racchiude il senso dell’intera pellicola, un po’ alla maniera di Wilde, troviamo Abel impegnato a dipingere il suo ritratto aiutandosi con uno specchio, ma l’immagine che verrà realizzata su tela reca una profondità umana che mal cela le ansie di un uomo e del suo passato. Il messaggio che il regista intende far passare è che nella vita non importa ciò che gli altri pensano di noi, ma ciò che noi sappiamo!