Scopriamo insieme cos’è il cinema di introspezione.
Il genere cinematografico ‘introspettivo’ ha la particolarità di non situarsi in un particolare periodo storico né in un particolare luogo geografico. È sicuramente più caratteristico del Novecento che di altre epoche, ma resta comunque trasversale.
Il cinema introspettivo, di cui il celeberrimo regista e attore americano, di origini ebraiche, Woody Allen è uno dei principali esponenti, analizza in profondità i personaggi che si muovono al suo interno. Talvolta la trama passa addirittura in secondo piano rispetto alla psicologia dei personaggi, alla loro interiorità, alla loro storia che li ha resi quello che sono. Si tratta spesso di personaggi problematici e complessati.
Per quanto riguarda il cinema introspettivo italiano, esso trova probabilmente la sua massima realizzazione nelle pellicole del regista Federico Fellini. Parliamo di film in bianco e nero, girati principalmente nel decennio degli anni Sessanta del secolo scorso. Le pellicole introspettive italiane sono generalmente caratterizzate da un ritmo lento e poco incalzante che consente una profonda riflessione sull’interiorità dei personaggi.
Esempio principe è la pellicola “8 1/2” (1963) dello stesso Fellini. Questa è incentrata sulla figura del produttore cinematografico Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) e sulle sue difficoltà nel portare a termine la produzione di un film fantascientifico tra le pressioni dei finanziatori e il riaffiorare del suo passato. I confini tra realtà, sogno e finzione sono sfumati sino all’estremo.