Il mestiere di doppiatore è difficile e delicato, e si compone di molte fasi.
Le fasi del doppiaggio sono molte: si parte con una traduzione letterale di tutti i dialoghi, compresi i termini in slang, poi si procede con l’adattamento di tale traduzione. In queste fasi va utilizzato estremo buon senso ed è necessaria una profonda conoscenza delle culture di riferimento per evitare una traduzione, ad esempio di battute umoristiche o giochi di parole, che risulti incomprensibile per i riceventi della pellicola doppiata.
Dopo aver effettuato questo complesso lavoro, si passa alla parte tecnica, nella quale bisogna rispettare alcune regole, il cui insieme viene chiamato sincrono. Il sincrono è di quattro tipi: sincrono labiale, sincrono gestuale, sincrono lineare e sincrono ritmico. Il sincrono ritmico -detto anche isocronico- è il più importante. È il ritmo interno della frase e si compone di più elementi: struttura morfosintattica della lingua originale, velocità di recitazione, timbro dell’attore -che è sempre legato al contesto-, senso della frase. Il sincrono ritmico va colto con precisione e ricostruito in fase di doppiaggio: ciò è imprescindibile per conferire senso alla scena. È l’unico sincrono che va tenuto in considerazione anche quando l’attore che parla si trova fuori campo.