Quando il suono non lascia mai solo lo spettatore
“The Last Witch Hunter” è uno di quei film d’azione tanto cari ad Hollywood che senza la colonna sonora varrebbe la metà di quello che vale. La colonna sonora di questo film è un connubio perfetto tra voce (dialoghi), musica e rumori. I dialoghi sono presenti per quasi tutta la durata della pellicola, eccezion fatta per le sequenze d’azione, tutte affidate alla comunicabilità dell’immagine e alla capacità che ha la traccia sonora di coinvolgere lo spettatore. Le musiche e i rumori infatti sono la colonna portante dell’intero film, rarissimi se non inesistenti le pause di silenzio, senza che alcun suono sia udibile. Sin dalle primissime carrellate panoramiche infatti, una musica classica accompagna lo spettatore nella solenne missione che il protagonista Kaulder (Vin Diesel) deve compiere per salvare il mondo dalla minaccia della Regina delle Streghe.
La sua è davvero una crociata contro le forze del male e la colonna sonora, che le fa da sfondo, è dello stesso stampo: una serie di pezzi classici che aumentano d’intensità e cambiano ritmo a seconda del tipo di scena che devono supportare. E’ così che nei momenti di riflessione si ha una lenta sinfonia di archi, mentre le scene con chiari momenti di svolta o epifanie da parte del protagonista sono caratterizzate da un crescendo di bassi e percussioni che sembrano andare di pari passo con il cuore dello spettatore in attesa, febbricitante di pathos; per le parti d’azione vengono invece utilizzate melodie più movimentate e forti, il cui volume supera quasi quello dei rumori di scena. Dunque la musica in questo film si accorda più con la tipologia di scena piuttosto che con quella dei personaggi, dei quali raramente suggerisce qualcosa che noi già non sappiamo. Tuttavia sono palesemente chiare le differenze delle musiche usate durante le scene predominate dalla vincita del male (incarnato dalla Regina), piuttosto che quelle dedite al buon protagonista.
In “The Last Witch Hunter” non c’è alcun silenzio contemplativo, ma il vuoto della scena è sempre riempito da dialoghi, musica o rumori di sottofondo. Persino nella scene di passaggio, quelle di intersezione per riprendere fiato tra le innumerevoli sequenze d’azione, c’è sempre un sottofondo sonoro. Anche se bassissima, c’è sempre musica che, a parte la colonna sonora dei titoli di coda, è composta da pezzi strumentali senza mai un testo cantato. “The Last Witch Hunter” tutto è tranne che un film contemplativo: l’azione regna sovrana e l’azione è portatrice di movimento e di caos che a loro volta sono sinonimo di “rumore”. La musica coinvolge lo spettatore, aiutando il film a realizzare il suo scopo ultimo che è quello di far immedesimare il pubblico nel protagonista. Insomma, la caratteristica fondamentale di questa pellicola è che la colonna sonora non lascia mai solo lo spettatore (e il protagonista nel quale lo spettatore si identifica), ma lo accompagna e lo supporta come fedele aiutante nel viaggio che l’eroe deve compiere contro le forze del male.