Rush Hour è una pietra miliare degli action-movies anni novanta, una pellicola che condisce con una dose di comicità a scene spettacolari, inseguimenti e combattimenti
Rush Hour è una delle pellicole comedy-crime più conosciute di Jackie Chan. La trama, non particolarmente originale, si attiva con il rapimento della figlia del console cinese negli Stati Uniti da parte di un boss della mala asiatica. Il boss compie il gesto perché indispettito da un fatto avvenuto due anni prima, quando la polizia aveva impedito che alcune importanti opere d’arte cinesi venissero trafugate da un museo. Il console, non fidandosi del solo FBI ordina all’agente Lee (lo stesso Jackie Chan) di intraprendere delle indagini parallele. Allo stesso tempo, l’FBI, non fidandosi di un agente di un paese straniero che ficca il naso negli affari di casa, affianca a Lee il detective Carter. I due, sebbene mal assortiti e con divergenze caratteriali oltre che di appartenenza, riescono a risolvere il caso e ad uscire da circostanze alquanto complicate.
La pellicola rientra in un genere particolarmente apprezzato negli anni novanta dal grande pubblico, cioè quegli action-movies conditi da espressioni comiche di cui Bruce Willis è probabilmente il testimone maggiore. La pellicola è al settimo posto per record di incassi.