Un film drammatico diretto da Peter Levin e interpretato da Thora Birch, Michael Riley, Robert Bockstael, Makyla Smith, Kelly Lynch.
Titolo originale del film uscito negli States nel 2003 è Homeless to Harvard: The Liz Murray Story. Protagonista della pellicola è infatti la giovane Liz Murray, cresciuta con amore da due genitori che tuttavia vivono il personale dramma di una realtà da tossicodipendenza. Come se il destino non le avesse già dato problemi, alla giovanissima età di quindici anni Liz resta senza un tetto sotto cui dormire in seguito ad una tremenda disgrazia. Per potersi mantenere agli studi la piccola Liz è così costretta ad ingegnarsi adattandosi tra mille svariati lavori. Il film è ispirato da una storia reale ed è proprio questo a renderlo ancora più toccante e drammaticamente bello.
Ecco alcune delle citazioni più belle del film:
Liz Murray (Thora Birch)
«Capii che in quel momento dovevo fare una scelta: potevo arrendermi a quello che capitava e vivere una vita creandomi degli alibi, oppure potevo fare uno sforzo; potevo fare uno sforzo e rendere la mia vita migliore! »
«Li scegliamo noi i nostri ricordi! »
«Il mondo gira e tu non sei che un puntino, tutto va avanti senza di te, le situazioni non favoriscono quello che tu desideri. »
«La gente muore, le cose si decompongono, tutto ciò che in apparenza è così solido in realtà è privo di significato, non ci resta nient'altro che i gesti che facciamo, gesti nell'aria. »
«La realtà è solo nei nostri cuori. »
«Chi di noi può prevedere la propria vita a me sembra solo che ci caschi dentro e poi si deve fare del nostro meglio, mia madre stava morendo, mio padre se ne era andato, ma io dovevo credere che la mia strada mi sarebbe venuta incontro, avevo quindici anni quando mi affacciai al mondo. Che cos'è una casa dopo tutto: un tetto, un letto, un posto nel quale se ci sei comunque ti portano via, se è così avevo quindici anni quando diventai una senza tetto! »
«Quando penso alla mia vita è questo il momento che mi piace ricordare, quando tornai e la mente di mia madre era lucida, non si drogava più e così i farmaci per la schizofrenia facevano effetto... Andavamo al bar all'angolo, ci sedevamo a parlare e mangiavamo hamburger. Insomma eravamo insieme, anche se aveva gli occhi deboli penso riuscisse a vedermi, cioè poteva vedere i miei contorni e per un un po' ebbi di nuovo mia madre.»