Frasi famose in I cento passi

Un film drammatico diretto da Marco Tullio Giordana e interpretato da Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia, Tony Sperandeo.

Siamo in un piccolo paese dell’entroterra siciliano di fine anni Sessanta, Cinisi. Qui la mafia domina e controlla la vita quotidiana dei cittadini, gli appalti per l'aeroporto di Punta Raisi, il traffico della droga.

Personaggio chiave è il giovane Peppino Impastato che apre una piccola radio dalla quale colpisce con l'arma dell'ironia i potenti locali tra i quali Zio Tano (Badalamenti). Ne pagherà le conseguenze in prima persona Peppino poiché  verrà massacrato facendo passare la sua morte per un suicidio.  

I cento passi ispirandosi a fatti realmente avvenuti, ad una realtà che esiste e della quale spesso si finge di non saperne nulla, con la chiusura sulle bandiere rosse e i pugni chiusi durante il  funerale di

Impastato, potrebbe sembrare un film di propaganda. In realtà è un film di impegno civile che ci ricorda la lotta sempre viva contro quel sistema nel sistema che è la mafia. 

Ecco le citazioni più interessanti…

Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio)

«Lo sai chi ci abita qui? U' zu Tanu ci abita qui! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi...vivi nella stessa strada prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te...e invece sono loro i padroni di Cinisi!»

«La mafia uccide, il silenzio pure!»

«Sai cosa penso? che questo aereoporto in fondo non è brutto, anzi, visto così dall'alto. Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell'uomo, e invece non è così. In fondo tutte le cose anche le peggiori una volta fatte poi si trovano una logica una giustificazione per il solo fatto di esistere. Fanno ste case schifose con le finestre in alluminio i muri di mattoni, i balconcini, la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine i geranei la televisione.. dopo un po' tutto fa parte del paesaggio. Cioè esiste, nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente a distruggere la bellezza.»
«Ho capito e allora?»
«E allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ste fesserie bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutare a riconoscerla a difenderla.»

«Bisogna che ognuno di noi ritorni al lavoro che ha sempre fatto, cioè informare, dire la verità. E la verità bisogna dirla anche sulle proprie insufficienze, sui propri limiti.»

Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio) e Giovanni Impastato (Paolo Briguglia)

«Sei andato a scuola, sai contare?»
«Come contare?»
«Come contare… uno, due, tre, quattro. Sai contare?»
«Sì, so contare.»
«E sai camminare?»
«So camminà.»
«E contare e camminare, insieme, lo sai fare?»
«Sì, penso di sì...»
«Allora forza. Conta e cammina. Dai. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto…»
«Dove stiamo andando?»
«Forza, conta e cammina! ottantanove, novanta, novantuno, novantadue…»
«Peppino...»
«Novantatré, novantaquattro, novantacinque, novantasei, novantasette, novantotto, novantanove e cento! «Lo sai chi c'abita qua? »
«Ammuninne.»
«Ah, u'zu Tanu c'abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi! Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te! «Salutiamo zu' Tanu!» «I miei ossequi, Peppino. I miei ossequi, Giovanni». E invece sono loro i padroni di Cinisi! E mio padre, Luigi Impastato, gli lecca il culo come tutti gli altri! Non è antico, è solo un mafioso, uno dei tanti!»
«È nostro padre.»
«Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio dire che la mafia è una montagna di me**a! Io voglio urlare che mio padre è un leccac**o! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!»