Il grande regista americano Alfred Hitchcock ha portato sul grande schermo una femminilità elegante e solo in apparenza fredda. Scopriamo insieme i prototipi.
Il maestro del brivido ha usato come manifesto per la creazione delle sue figure femminili il motto: “Se la seduzione è troppo evidente, non c’è più suspance”. Le sue protagoniste sono quindi tutte donne che corrispondono ad un medesimo archetipo femminile: tinta biondo platino, filiforme e slanciata, dall’espressione glaciale e il portamento distaccato fasciato in un tailleur grigio castigato con gonna a tubo lunga fino al polpaccio. Il make up è soffuso, molto leggero ma vivacizzato nelle grandi occasioni dal rossetto rosso, mentre i capelli sono sempre raccolti o in chignon (insomma non hanno mai capelli lunghi e castani). Tutte personalità glaciali ma con il fuoco dentro, intriganti ma al tempo stesso misteriose e ambigue: per loro, la sensualità non ha nulla che fare con la bellezza. Sostanzialmente inavvicinabili, sessualmente poco disponibili e per questo inavvicinabili da parte dei soggetti maschili.
Le interpreti di questa bellezza sofisticata sono state molte: prima tra tutte Tippi Hedren che ha vestito i panni della protagonista in “Gli uccelli” (1963) e della cleptomane in “Marnie” (1964).
Come non citare Grace Kelly che ha ricoperto “Il delitto perfetto” (1954), “La finestra sul cortile” (1954) e “Caccia al ladro” (1955).