Notting Hill, About a boy e American Dreamz: le tre migliori prove di Hugh Grant, tra "cenerentoli", scapoli milionari e parodie del nostro mondo.
Arriverà nelle sale cinematografiche italiane in primavera il nuovo film di Hugh Grant. Dall’inizio degli anni ’80 nella sua carriera brillante si cimenta in drammi e commedie, per le quali diviene in breve tempo uno degli attori più richiesti sul mercato cinematografico internazionale. Vincitore di svariati premi tra i quali la Coppa Volpi e Golden Globe, Hugh Grant ha lavorato in oltre trentacinque film.
Ed ora, a due anni da Cloud Atlas, la star inglese sta per tornare al cinema con Professore per amore, l’ennesima commedia che lo vedrà protagonista, diretto per la quarta volta da Marc Lawrence.
Uno dei film al quale Grant ha preso parte e che sicuramente ha colpito favorevolmente la critica e il pubblico mondiale è il pluripremiato Notting Hill (Id. 1999). Potrà sembrare una scelta scontata quella di indicare, nel gioco talvolta svilente delle classifiche, un film come Notting Hill come una delle pellicole più riuscite, di maggior successo ed una delle prove migliori di Grant. All’epoca fu un successo inatteso ai botteghini di mezzo pianeta, Italia inclusa (8 miliardi e 200 milioni di lire in 450 sale solo nel primo week end – dati Cinetel). A stregare il cuore del pubblico fu una classica storia d’amore, una sorta di Vacanze romane dei giorni nostri, con Julia Roberts nei panni di una diva in trasferta che scopre di essere una ragazza normale, una storia delicata e ben calibrata sulle differenze di status, sui sogni e desideri proibiti.
Per poche pellicole di questo genere è permesso usare l’appellativo di “sogno ad occhi aperti”. Ebbene, Notting Hill se l’è guadagnato a pieni voti.
About a boy – Un ragazzo (About a boy, 2002) è la seconda miglior prova del nostro Hugh dagli occhi blu. Diretto dai fratelli Weitz, Grant è Willy, un ricco scapolo quarantenne che passa la sua giornata a cercare di far colpo sulle donne, finché incontra Marcus, un dodicenne figlio di una donna per nulla attraente, il quale riuscirà a coinvolgere Willy a tal punto da instaurare con lui un profondo rapporto d’amicizia e a fargli aprire gli occhi sulla sua piatta e fatua vita. La pellicola, come il romanzo di Nick Hornby da cui è tratto, è leggera, divertente, scorre senza pesantezza sebbene tratti alcuni tra i temi più complessi per l’uomo, uno tra tutti il suicidio. Ironia e profondità vanno a braccetto, illuminando angoli e aspetti tabù per la commedia.
In American dreamz (Id. 2006) Grant brilla di nuovo nei panni del cinico e spregiudicato conduttore di reality Martin Tweed. Il mondo del “tutto subito”, dove tutti vogliono essere famosi, il mondo orribile dei reality show, popolato da gente orribile viene raccontato da Paul Weitz con studiata superficialità e sapiente leggerezza. Una satira devastante del mondo, il nostro mondo, che, come dimostra American Dreamz, è ormai una parodia di sé stesso.