I tre migliori film di Oliver Stone

A Dicembre uscirà Snowden, film di Oliver Stone incentrato sulla vita del fondatore del sito Wikileaks. Vediamo chi è questo regista attraverso tre titoli.

Oliver Stone è forse uno dei registi più controversi della storia del cinema statunitense: nato nel 1946 a New York, si rifiuta categoricamente di proseguire la carriera accademica e, anziché iscriversi a Yale, si arruola nell'esercito per andare a combattere in Vietnam. Qui, Oliver conosce la musica dei Doors, i Jefferson Airplane e (quasi) tutte le droghe all'epoca presenti sul mercato.

Tornato dalla guerra, gli viene riconosciuta la Medaglia di bronzo per il valore militare; uscito definitivamente dall'esercito, Stone comincia la sua sfolgorante carriera come regista e sceneggiatore. Fin dalle sue prime sceneggiature traspare una vena altamente polemica – quando non apertamente ipercritica – nei confronti della società americana; questa sua vis polemica lo porta a scrivere la sceneggiatura per il film di Alan Parker Fuga di Mezzanotte per la quale vince il suo primo Oscar.

Se da un lato le sue abilità come sceneggiatore sono subito apprezzate, la sua abilità alla regia stenta per un attimo a decollare: dopo aver diretto tre film alquanto mediocri, nel 1981 egli dirige Michael Caine nel film La mano; nel 1986 dirige Willem Dafoe nel suo film vincitore dell'Oscar come miglior regia Platoon. Alla fine degli anni Ottanta, egli dirige Tom Cruise nel film campione d'incassi e vincitore di un altro Oscar Nato il Quattro Luglio.

A partire dagli anni Novanta, Stone abbandona quasi definitivamente i film che parlano di guerra per dedicarsi a film di natura diversa: il suo interesse è rivolto infatti verso la vita politica americana, sui suoi vizi e gli eccessi della classe dirigente. Uno dei migliori film di questo periodo è senza ombra di dubbio Gli intrighi del potere, un biopic sul Presidente Richard Nixon.

La carriera di Stone è sfolgorante e come capita spesso in questi casi, nel 2004 egli tenta di cimentarsi con un argomento che, per la sua complessità, andava affrontato in modo assai diverso: il film Alexander, infatti, delude moltissimo le attese e viene stroncato dalla critica e affossato ai botteghini di tutti gli Stati Uniti. Dopo il fallimento di questo kolossal – il primo e ultimo di Stone alla regia – egli torna a fare film politicamente molto impegnati, tra i quali vanno sicuramente annoverati W., film del 2008 incentrato sulla vita di George W. Bush e Snowden, film che uscirà nelle sale italiane il prossimo Primo Dicembre e che è incentrato sulla vita di Edward Snowden, il fondatore del sito Wikileaks.

Di tutti i film di questo straordinario regista, tre sono i titoli che più ne chiariscono la poetica: il primissimo film della triade è Platoon. Questo film, uscito nelle sale americane nel 1986, è un film per moltissimi aspetti autobiografico, in quanto è ravvisabile in Charlie Sheen un specie di doppio del regista che in questa pellicola racconta la sua personale esperienza in Vietnam. Il film colpisce moltissimo sia per la crudezza di alcune immagini – come ad esempio i corpi ammassati che il protagonista vede il primo giorno all'arrivo in Vietnam – sia per la crudezza introspettiva della sceneggiatura; ciò che balza all'occhio – come accade per il film Apocalypse Now da cui questo film prende spunti e riflessioni – non è tanto la guerra in Vietnam in sé, quanto piuttosto gli effetti che la guerra ha sui soldati che la combattono. L'azione del film – la vera azione che muove i personaggi – si ha quando il plotone in cui è inserito il protagonista uccide “erroneamente” delle persone innocenti: la violenta reazione che (s)muove tutti i protagonisti del misfatto è tale da deestabilizzare tutti. Solo alla fine – e con il senno di ciò che verrà dopo – egli riacquisterà la sua sanità mentale e la pace interiore.
Il secondo film che necessariamente va preso in esame per capire la grandezza di Oliver Stone è senz'altro Nato il Quattro Luglio. Anche questo film, come il citato Platoon, è incentrato sulla guerra, ma per la trama e la polemicità di alcune scene e dei dialoghi dei protagonisti, può essere tranquillamente considerato come uno spartiacque tra i film del “periodo bellico” e i film del periodo politicamente impegnato: la storia, infatti, vede un giovanissimo Tom Cruise alle prese con una difficilissima riabilitazione post-conflitto in Vietnam; tornato dalla guerra irrimediabilmente ferito, infatti, il protagonista è messo di fronte alla dura realtà dei fatti: i suoi valori e i principi che lo hanno animato fin da ragazzo sono irrimediabilmente crollati; la sua disillusione verso uno Stato che non lo tutela perché invalido lo porta sull'orlo di una crisi di nervi. Egli, inizia così la sua riabilitazione e dopo aver fatto pace con il suo passato, si rende definitivamente conto che la realtà delle cose è ben diversa dalla realtà da lui immaginata.

Se i primi due film menzionati toccano emozionalmente poiché in essi si vede il travaglio del protagonista di fronte alla realtà – una realtà a lui aliena e che non capisce a fondo – nel terzo film di questa triade il protagonista viene dipinto come piuttosto abietto e riprovevole: il protagonista del film Gli intrighi del potere è il Presidente Nixon, interpretato da uno strabiliante Anthony Hopkins. Della sua carriera politica vengono mostrate sapientemente sia le luci sia le tantissime ombre. Ancora una volta, però, a farla da padrone è la psicologia del personaggio protagonista: egli, infatti, non viene mostrato in modo asettico perché Stone vuole quasi mostrare l'uomo dietro la maschera del potente di turno. Ne esce, quindi, il ritratto di un uomo debole, senza carisma, le cui ansie e nevrosi alla fine hanno il sopravvento su tutto ciò che quest'uomo ha rappresentato per l'America.

Concludendo si può dire che i film di Stone hanno il loro marchio di fabbrica nell'empatia che riescono a creare tra il protagonista del film e il pubblico in sala. Questa caratteristica costituisce anche un imprescindibile punto di forza di questo regista americano; prova ne sia che l'unico film in cui ciò non è emerso (mi riferisco ad Alexander) è stato stroncato dalla critica poiché ritenuto sostanzialmente asettico, pomposo e superficiale.