Come ogni film storico che si ispiri alla storia vera e propria o all’epica, anche alcuni aspetti delle vicende di “Braveheart” (1995) sono romanzati.
Praticamente ad ogni film che si ispiri a episodi realmente accaduti viene applicata una patina di invenzione e fantasia: questo è fionalizzato principalmente alla buona riuscita del film e alla solidità della narrazione.
Nel caso di “Braveheart” (1995), ad esempio, sono state rilevate alcune inesattezze storiche confrontando la pellicola di Mel Gibson con le cronache di Enrico il Cieco, il più importante biografo del patriota scozzese William Wallace protagonista del film.
Wallace, ad esempio, rimase orfano di padre all’età di vent’anni e non durante l'infanzia, e aveva due fratelli e non solo uno. Lo ius primae noctis, poi, non era in vigore in quegli anni e non fu imposto dagli inglesi; inoltre si trattava soltanto di una tassa che gli sposi dovevano pagare al sovrano e non comprendeva nessun aspetto sessuale.
Inoltre è impossibile che Wallace abbia avuto una relazione con la principessa Isabella di Francia, poiché all’epoca della morte dell’eroe nazionale scozzese lei aveva solo dieci anni.
Anche se nel film viene connotato come omosessuale, il re inglese Edoardo I era in realtà bisessuale e morì due anni dopo di Wallace e non contemporaneamente.
Nonostante nel film gli attori utilizzino il kilt, tipico indumento scozzese, questo fu inventato nel 1700, circa 400 anni dopo e l'usanza di dipingersi la faccia di blu, come appaiono i personaggi scozzasi nell apellicola,era in realtà già estinta centinaia di anni prima dei fatti narrati.