Il film "Amici miei"(1975) non si ricorda solamente per le trovate divertenti, ma anche per alcune frasi rimaste celebri.
Tutti conoscono il nome che i quattro amici fiorentini attribuivano alle loro bravate: le famose "supercazzole" e c'è chi ha fatto propria questa terminologia, come del resto è comune sentir dire: "non ho capito una cippa lippa", un termine che dobbiamo al conte Mascetti.
Al nobile caduto in miseria si deve anche una particolare descrizione dei fatti, così espressa: "Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra?".
Melandri, architetto alla perenne ricerca di una donna, ci regala la riflessione: "ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?”.
A Perozzi, voce narrante della storia e capo redattore poco stimato della famiglia, è da attribuire la definizione di ciò che i protagonisti si dilettano a fare: "Questa è la zingarata: una partenza senza meta né scopi... un'evasione che può durare un giorno, due o una settimana. Una volta durò venti giorni, salvo complicazioni." Emblematica è anche la frase con cui si esprime nei confronti del figlio, per sottolineare la loro diversità: "quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano." Il giornalista è anche capace di osservazioni profonde come la seguente: "Che cos'è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione".
Il chirurgo Sassaroli si aggiunge alla comitiva successivamente, ma riesce ad adattarsi prontamente allo spirito che vi anima, come si vince da questa frase: "anch'io ho sofferto, ho sofferto come un cane: per quasi tre quarti d'ora.