Il film su un amore nato nel senso comune, e trasformatosi in un incubo, riserva molte scene importanti che raccontano un dramma “di genere”.
Cominciamo con la scena in cui a una festa di artisti i due protagonisti, i coniugi Einar Wegener (Eddie Redmayne) e Gerda Wegener (Alicia Vikander) si spalleggiano battute mentre raccontano del loro primo incontro e dell’attrazione reciproca provata sin dall’inizio, con un vivace humor come solo due artisti visionari e sensibili possono premettersi. Segue la scena in cui Einar confessa di non poter più tornare indietro in una fiction – il travestimento in una modella dal nome Lili - che per lui ora è diventata realtà e, soprattutto, la conferma di un’identità più adeguata alla sua vera natura di donna “imprigionata” in un corpo che non gli appartiene. Struggente è il dolore della bella e inarrendevole Gerda. Infine, nel loro esilio parigino, Gerda sente la mancanza del marito nei suoi panni originari, cioè di uomo, ma ormai deve subire il cambiamento senza ritorno, con tutta l’angoscia con cui lo stesso Einar/Lili le pronuncia frasi strazianti come “mi dispiace…” o “ti metto in contatto con Einar (lui stesso)”. Un’altra scena di grande introspezione è quella in cui Einar frequenta un locale per voyeur per osservare una donna esibirsi in uno spogliarello e copiarne i gesti: è la donna, allora, che lo osserva e capisce la vera natura di quell’uomo che, guardato a sua volta, prova vergogna.