Un viaggio nei misteri della memoria e del sogno: la realtà è ricordo o manipolazione?
Leonard Shelby ha subito un trauma cerebrale che gli ha fatto perdere la capacità di memorizzare – se non per soli quindici minuti! – per colpa di un aggressore – il fantomatico John G. – che ha anche stuprato sua moglie. La conseguenza è che lui stesso, diventato smemorato quindi vittima solo di gesti ripetitivi senza la consapevolezza del tempo, l’avrebbe poi uccisa iniettandogli siringhe di insulina contro il diabete in dosi eccessive. Il colpevole è dunque lui, John G., lo stupratore e l’assassino: a questo punto compare Teddy Gammel, l’uomo che Leonard identifica nel killer ricercato, un poliziotto che cerca di convincerlo di essere il colpevole di tutti i fatti e di non ricordarselo. Ma Leonard si è segnato tutto, e con le informazioni raccolte – in foto e appunti – si convince che è Teddy il misterioso John G. Il film ripropone il tema della realtà e della memoria, la prima ottenuta solo raccogliendo dati e informazioni del vissuto, quindi mantenendo una capacità critica e consapevole, distinguendo il bene dal male: l’alternativa disastrosa è la formazione di un pensiero “unico”, come la vendetta, che diventa l’unica ragione di vita e di esistenza. Il cervello senza memoria, quindi senza storia, produce un encefalogramma piatto e genera un soggetto umano ossessivo e anaffettivo: è questo il rischio – e anche il significato profondo del film – che incombe su una società in cui incoscienza, irresponsabilità, scelleratezza di azioni e costumi, deviazione mentale, uso di droghe, sono i fattori che distruggono la mente e minano l’esistenza degli individui.