Il cinema russo d’avanguardia si situa temporalmente tra il 1918 e la fine degli anni Venti, all’epoca del cinema muto.
Nato in concomitanza con il cinema muto di Hollywood e sviluppatosi in tutto il decennio successivo, il cinema russo d’avanguardia prende le mosse dal futurismo italiano. Si ispira infatti a esso per quanto riguarda la dinamicità, il movimento e la rottura con i canoni del passato che, nel caso della Russia socialista, si tradusse in spirito rivoluzionario. Infatti, il cinema d’avanguardia era inteso come uno dei tanti strumenti della rivoluzione socialista, che doveva legittimarla e sostenerla.
I tratti del cinema russo d’avanguardia sono determinati dai suoi stessi registi e dalle personalità principali che contribuirono a definirlo e dargli forma.
Dziga Vertov, regista ma soprattutto montatore, fu l’autore della teoria del cine-occhio. Secondo questa, qualsiasi cosa, per quanto banale o quotidiana, poteva diventare fonte di interesse se riproposta dal punto di vista del cineasta. Le sue sequenze cinematografiche si distaccano completamente da qualsiasi canone: non c’è una storia, solo immagini che generano poesia visiva tramite lo straniamento.
Kulešov teorizzò invece una nuova tecnica di montaggio, che prese poi il nome di effetto Kulešov: la sensazione trasmessa non dipende dalla singola immagine, bensì dall’insieme dei diversi fotogrammi e dalla loro combinazione.
Altre personalità importanti furono Pudovkin, Dovženko, Ejzenštein.