Il genere “western” cambia volto e anima: con la Trilogia del dollaro si abbattono tutti gli stereotipi sull’America delle origini.
L’America sbarca in Italia: Sergio Leone, con pochi soldi ma tante idee rivoluzionarie, prepara tre film sul suolo italiano con cowboy e diligenze, treni a vapore e cavalli, mercenari e avventurieri. I film sono intitolati, nell’ordine, “Per un pugno di dollari” (1964), “Per qualche dollaro in più” (1965) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966): insieme costituiscono la Trilogia del dollaro, ma sono anche conosciuti come la Trilogia dell'Uomo senza nome, denominazione che racchiude alcune importanti caratteristiche comuni a tutti e tre i film.
Pistoleri e prostitute, ladri e cercatori d’oro, giocatori d’azzardo e pionieri benpensanti, mistici e rivoluzionari: sono loro, la gente senza nome e senza radici, a invadere la nuova terra – l’America – e a popolarla. Ma la componente veramente rivoluzionaria del linguaggio filmico del regista Leone è stata la capacità di soffermare l’attenzione su un’umanità protagonista che si muove in tempi lenti e con estrema flemma, esaltandone la dimensione interiore con i silenzi e i primi piani su sguardi enigmatici. La scoperta dell’America diventa così la scoperta dell’Uomo, forse quello stesso uomo senza nome interpretato in tutti e tre i film da Clint Eastwood.