“Sherlock Holmes, gioco di ombre”, grazie alla sua trama, offre un ritratto dei personaggi tipici dell’Europa ottocentesca.
“Sherlock Holmes, gioco di ombre” (2011) è un film che irrompe nel contesto della romantica diplomazia continentale di fine Ottocento, un salotto politico per pochi fortunati aristocratici e impotenti gruppi di illuminati liberali.
È il 1891 e Sherlock Holmes ha appena sottratto alla stimata Irene Adler (Rachel McAdams) un pacco con informazioni sensibili. Proprio da questo fascicolo emerge che il Professor Moriarty (Lared Harris) è senza alcun dubbio la mente che sta dietro agli attentati anarchici che da tempo destabilizzano l’Europa e alzano la tensione internazionale.
Nel momento in cui lo stesso Moriarty assassina la Alder, l’investigatore inglese decide di rivelare al mondo il piano terroristico che mira allo sconvolgimento degli equilibri geopolitici.
La pellicola è di fatto un’avvincente viaggio per il continente, durante il quale Holmes farà la conoscenza di personaggi dalle abilità e dal fascino non comuni. Oltre al solito Dottor John Watson (Jude Law) il pubblico può apprezzare l’affascinante zingara Sim (Noomi Rapace), una cartomante misteriosa che accompagna il gruppo per tutto il racconto. È inoltre particolarmente interessante lo spaccato sociale di vari princìpi morali e uomini di politica tipicamente ottocenteschi.