Una nuova creazione laica che dà forza e futuro.
Non c’è niente di irriverente in “Dio esiste e vive a Bruxelles” l’ultimo film del 2015 diretto da Jaco Van Dormael. una cooproduzione dei Paesi Bassi che riscrive la Bibbia con un tono di leggerezza e briosità. Dio esiste ed è un uomo di mezza età (Benoit Poelvoorde) burbero e repressivo con la moglie repressa e casalinga (Yolande Moreau). La figlia decenne Ea (Pili Groyne) è stufa di questo padre-padrone che vive nella sua sala kafkiana piena di scaffali e con un computer anni ’80 pronto a comminare agli umani mestizie e disgrazie nella sua personalissima genesi. Allora Ea decide di scappare dalla lavatrice e prima di farlo manda una mail a tutti gli abitanti di Bruxelles indicandogli la loro data di morte. Poi decide su consiglio del fratello Jesus (David Murgia) di unire ai dodici apostoli altri sei: in modo da fare una squadra di baseball, sport amato dalla madre. Insieme ad un barbone-scrivano Victor (Marco Lorenzini) trova sei apostoli: Martine (Catherine Deneuve), Francois (Francois Damienen), Aurélie, (Laura Verlinden), Marc (Serge Lariviére), Georges, (Pascal Duquenne), Jean-Claude (Didier De Neck), Willy (Romain Gelin). Ea li convince a scegliere la vera vita che hanno sempre sognato e gli asciuga le lacrime, li ascolta musicalmente e gli manda sogni. Il finale è un inno alla gioia.