Trame e personaggi de “Il racconto dei racconti”

Quando il cinema italiano pensa in grande può raccontare grandi storie con grandi personaggi e grandi interpreti. E far sognare.

 A volte il cinema italiano, di solito tutto preso dalla rappresentazione della realtà quotidiana, della stretta e stringente attualità, è capace di compiere voli pindarici, di farci sognare, trasportandoci in altre epoche e in mondi sconosciuti. È il caso del bel film “Il racconto dei racconti (“The tale of tales”), una superproduzione girata con gran dispiegamento di mezzi e un cast internazionale dall’italianissimo regista Matteo Garrone fin qui noto soprattutto per la trasposizione cinematografica di “Gomorra”, di Roberto Saviano.

Il Racconto dei racconti è tratto da “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento pe peccerille” (Tradotto dal napoletano: “La fiaba delle fiabe o l’intrattenimento per i più piccoli”), una raccolta di novelle scritta dallo scrittore campano secentesco Giambattista Basile. Come recita il titolo stesso, l’opera è costituita da una raccolta di 50 fiabe, raccontate da 10 “novellatrici” in 5 giornate, con una cornice narrativa sul modello del “Decameron” di Boccaccio.

Il film di Matteo Garrone ne prende come soggetto solo tre: “La cerva”, “La pulce” e “La vecchia scorticata”. Si tratta di tre storie piuttosto “forti”, in cui i personaggi vengono messi violentemente alla prova. Tre storie, quindi, che in qualche modo si intersecano per trovare una sintesi solo nell’happy ending del film, e che trovano un filo conduttore solo nei personaggi di alcuni artisti circensi, che ricorrono più o meno ciclicamente nei tre episodi.

L’episodio de “La cerva” richiama per molti versi quella de “Il principe e il povero”, e fa pensare che anche Mark Twain, autore di quest’ultimo, abbia letto l’opera di Basile. Il re e la regina di Selvascura, nel tentativo di avere un figlio a tutti i costi, danno ascolto a un misterioso negromante che afferma che la regina, potrà rimanere gravida solo mangiando il cuore di un drago marino. Il re muore nella battaglia contro il drago, ma, apparentemente la battaglia è vinta: la regina mangerà il cuore del mostro. Rimane incinta, ma rimane incinta anche la serva che era stata chiamata a cucinare il cuore del drago. Nascono due gemelli, albini, identici in tutto e per tutto, tranne che uno è partorito dal ventre della regina e l’altro dal ventre della serva. Fra i due nasce, com’è ovvio, un legame molto stretto che però la regina ostacola a tutti i costi. Non può una madre, una regina, permettere che suo figlio, il principe si mescoli col figlio di una serva, anche se i due sono identici come due gocce d’acqua. Il senso dell’episodio, della tragedia, sta tutto qui. Una tragedia da cui, alla fine, la regina uscirà sconfitta.

Nell’episodio de “La vecchia scorticata” abbiamo un sovrano, il re di Roccaforte, che è parecchio libertino, e usa abbandonarsi a orge ed eccessi con le sue serve, oltre a dilettarsi nel sedurre ogni tipo di donna appetibile presente nel suo regno. Questo fino a quando si innamora perdutamente di una voce femminile, sensuale e melodiosa. E pazienza se la misteriosa voce appartiene ad una vecchietta, Dora, che abita in una casupola con l’altrettanto anziana sorella, Imma. La vecchia farà di tutto per accontentare le voglie del suo re, prima con un appuntamento “al buio”, poi con l’aiuto di una maga dei boschi, che, tramite un incantesimo, la ringiovanirà trasformandola in una splendida fanciulla. Sembra fatta: il re ha trovato finalmente la sua sposa. E la vecchia Dora, ringiovanita e opportunamente riccamente vestita sembra vivere il suo trionfo. Anche a costo di lasciare nell’ombra la sorella. Sorella che, per quanto anche lei riccamente vestita per il matrimonio, rimane sola e abbandonata, e a cui non rimane che la scelta più estrema: farsi scorticare viva! Il terzo episodio, probabilmente il più surreale dei tre è quello de “La pulce”. Una pulce a cui tanto si affeziona il re di Altomonte, da sacrificare tutto ad essa, anche il rapporto con la bella e intelligente figlia, Viola. L’animale, nutrito e coccolato dal re, diviene troppo grossa, quasi a rappresentare tutti i “mostri” interiori del suo proprietario, e muore. Il re, allora, fa qualcosa di ancor più perverso: espone la pelle del mostro e invita gli abitanti del suo regno ad indovinare di che pelle si tratti. Al vincitore andrà avrà in sposa la giovane principessa, tanto timorosa di non riuscire a trovare un buon marito. L’unico in grado di indovinare il mostruoso indovinello sarà un altrettanto mostruoso orco. Una prova difficile, sia per la figlia che per il padre, che solo dopo molte peripezie riusciranno a ritrovarsi.

E la giovane principessa, nell’happy end del film, è incoronata, alla presenza del re di Roccaforte e del nuovo, giovane sovrano di Selvascura. Happy ending per tutti, tranne che per Dora che, vedendo svanire gli effetti dell’incantesimo, fugge via per la vergogna. La vanità e la superbia, alla fine, vengono punite.

Il film è molto bello, con un cast internazionale da grandi occasioni (la star messicana Salma Hayek, John C. Reilly, Toby Jones, Vincent Cassel, ma anche gli italiani Massimo Ceccherini e Alba Rohrwacher); il film è stato girato in alcuni dei più bei luoghi d’Italia (Castel del Monte in Puglia, Palazzo reale e Reggia di Capodimonte a Napoli, Palazzo Vecchio a Firenze, fra gli altri).

Un film in cui i personaggi sono ben delineati, anche a costo di risultare sgradevoli, come il re di Altomonte (interpretato da uno strepitoso Toby Jones, nell’episodio forse migliore del film), talmente preso dalle proprie ossessioni da rischiare di sacrificare ad esse anche gli affetti più importanti. E solo la forza interiore della figlia le permette di tornare a casa vincitrice, con in mano la testa dell’orco. O come la regina di Selvascura, resa magistralmente da Salma Hayek, dominante e possessiva, anche lei presa dalle sue nevrosi.

In fondo si tratta di un film con una morale molto forte: le umane passioni, le ossessioni, le nevrosi, perdono chi ne viene consumato. E alla fine rimangono in piedi solo i più saggi e compassionevoli. Questo e altro ancora è “Il racconto dei racconti”.