Asia Argento: "Il #MeToo come la Democrazia Cristiana, finto e bigotto"

Durissimo attacco dell'attrice contro il movimento che ha contribuito a creare e che ora definisce "un prodotto hollywoodiano"

Asia Argento ha contributo a far scoppiare il caso Harvey Weinstein, il produttore coinvolto nello scandalo delle molestie, con una denuncia che ha diviso per settimane l'opinione pubblica italiana. Ora l'attrice e regista romana ha cambiato idea: non è convinta di ciò che è diventato il #MeToo, il movimento che ha acceso i riflettori sul tema degli abusi e delle molestie sul lavoro. 

Asia Argento: Weinstein addio, #MeToo bigotto

La Argento, presidente di giuria al Festival du Film Fantastique di Gérardmer, è stata intervistata dal quotidiano Le Monde e ha spiegato così il calo del suo entusiasmo per il movimento nato in rete e che si è guadagnato la prestigiosa copertina del Time.

Si trattava di denunciare gravi abusi di potere all'inizio. Ma con il tempo questa vena militante si è dilapidata. Il #MeToo è diventato un prodotto hollywoodiano, qualcosa che instupidisce, di un po' finto e bigotto. Un pass, un vestito da sera e basta. La Democrazia Cristiana in tutto il suo splendore. 

L'attrice non pensa più che l'Italia sia una "cattiva madre".

All'inizio del caso Weinstein, i media di destra mi avevano assalita in modo abbastanza disgustoso. Da allora, c'è stato un bel risveglio delle coscienze.

Asia Argento oggi: "Solidarietà mi ha commossa"

La Argento, 44 anni, prosegue raccontando la differenza tra quello che è successo in Europa e negli Stati Uniti

Per quanto riguarda le ingiustizie di cui sono stata vittima, gli europei sono stati più lungimiranti degli americani. In molti, qui, hanno capito che l'attore che mi accusa di pedofilia, Jimmy Benett, è stato sfruttato. Questo slancio di solidarietà mi ha commossa, perché ho vissuto un terribile biennio tra il 2017 e il 2018.

Le dichiarazioni di Asia Argento arrivano a poche ore dalle polemiche esplose in Francia per le 12 candidature ai Premi César, gli Oscar francesi, ricevute da L'ufficiale e la spia, il film di Roman Polanski

Il regista polacco, condannato nel 1977 per violenza sessuale su minore, è stato accusato di stupro dalla modella Valentine Monnier proprio mentre L'ufficiale e la spia sbancava il box office transalpino.