È mancato Gian Luigi Rondi, critico cinematografico che promosse per primo i David di Donatello
È mancato Gian Luigi Rondi, critico cinematografico che promosse per primo i David di Donatello
Il critico cinematografico Gian Luigi Rondi, uno dei più rinomati critici cinematografici della storia italiana, si è spento nella sua casa romana all'età di 94 anni (ne avrebbe fatti 95 il prossimo 10 dicembre): fu lui ad ideare e inaugurare il David di Donatello, prestigioso premio nazionale. Per questo motivo era presidente a vita dell’Ente David di Donatello e dell’Accademia del Cinema Italiano.
Dal 1993 al 1997 è stato Presidente della Biennale di Venezia, dal 2008 al 2012 è stato Presidente della Fondazione Cinema per Roma e infine è stato uno degli ospiti fissi di "Cinematografo", trasmissione condotta da Gigi Marzullo dedicata alla settima arte.
Era Cavaliere di Gran Croce e Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e Legion d'Onore di Francia.
Lo scorso Marzo, in un’intervista al Corriere della Sera, raccontava a Paolo Mereghetti: "Sono orgoglioso di essere stato un operatore culturale. Di aver creato manifestazioni e festival a favore del cinema".
Gian Luigi Rondi, dopo l'ultima rivoluzione messa in atto da Sky, aveva dichiarato:
"Dopo 59 anni di premiazioni con la Rai, che non mi stancherò mai di ringraziare, quest’anno il Consiglio direttivo ha accettato la proposta di Sky che non solo organizzerà la serata dei premi il 18 aprile, con Alessandro Cattelan e Francesco Castelnuovo, ma programmerà una lunga carrellata di film italiani premiati in passato dai David. Proprio come prevede lo statuto dei premi, creati in funzione della diffusione dei film italiani."
Gian Luigi Rondi era nato nel 1921 a Tirano in Valtellina ed era figlio di un severissimo ufficiale dei Carabinieri Reali, si era laureato nel 1945 in Giurisprudenza ma tutta la sua vita si era svolta a Roma. Aveva diretto la rivista Teatro collaborando con Silvio D'Amico per la redazione dell'Enciclopedia dello Spettacolo. Nel 1948 era stato corrispondente per Le Figaro e in seguito per i periodici Cinémonde, Le Film Français ed il belga Cinérevue