Addio a Machiko Kyo, la protagonista di Rashomon è morta a 95 anni

L'attrice giapponese Machiko Kyo, star del capolavoro di Akira Kurosawa, è stata un simbolo del cinema giapponese, da Mizoguchi a Ozu

Machiko Kyo, l'attrice giapponese protagonista di Rashomon, il capolavoro di Akira Kurosawa che vinse il Leone d'Oro a Venezia nel 1950, è morta all'età di 95 anni. Nata a Osaka nel 1924, Kyo-san è stata una delle attrici più amate del cinema giapponese degli anni Cinquanta grazie a film come I racconti della luna pallida d'agosto (1953) e La strada della vergogna (1956) di Kenji Mizoguchi, La chiave (1959) di Kon Ichikawa ed Erbe fluttuanti (1959) di Yasujirō Ozu. "Ricordiamola con ammirazione, gratitudine e affetto", ha scritto sui social Alberto Barbera, Direttore della Mostra di Venezia. 

Machiko Kyo, morta l'attrice giapponese

Rimasta orfana a 5 anni, Machiko Kyo era cresciuta con la madre e la nonna. Entrò a far parte giovanissima, a soli 13 anni, dell'Osaka Shochiku Kagekidan, compagnia femminile con la quale mise in scena i suoi primi spettacoli. Nel 1949 debuttò al cinema con la Daiei: il successo arrivò due anni dopo, quando Akira Kurosawa la scelse per interpretare Masako Kanazawa, la moglie del samurai stuprata dal bandito Tajōmaru (Toshiro Mifune), nel suo capolavoro Rashomon

Machiko Kyo, Rashomon e tanto altro

Kyo ha poi recitato per altri maestri del cinema giapponese come Mizoguchi, Ichikawa, Ozu, Mikio Naruse e Kazuo Mori. La sua unica produzione internazionale fu La casa da tè alla luna d'agosto, commedia di Daniel Mann tratta dalla pièce di John Patrick e interpretata da Marlon Brando e Glenn Ford. Il ruolo della giovane geisha Lotus Blossom le procurò anche una candidatura al Golden Globe. 

Dagli anni Sessanta in poi, Machiko Kyo ha continuato a recitare in produzioni di teatro tradizionale giapponese e poi in televisione, cogliendo un grande successo grazie alla serie Haregi, Koko Ichiban. L'attrice si era ritirata dalle scene soltanto negli ultimi anni: Machiko non si era mai sposata, ma la sua relazione con Masaichi Nagata, il presidente della Daiei, riempì le pagine dei tabloid nipponici dell'epoca. 

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