Marco Paolini rompe il silenzio: "Ho ucciso, non riesco a perdonarmi"

Condannato per omicidio stradale, Marco Paolo racconta per la prima volta al Corriere della Sera l'incidente in cui ha perso la vita una donna di 53 anni

"Ero lì, bloccato, stupito di non essermi fatto assolutamente niente mentre avevo gravemente ferito altre persone. Era una cosa che mi rendeva furibondo. Era ingiusto. Spaventoso". Così Marco Paolini racconta al Corriere della Sera l'incidente stradale che ha cambiato la sua vita. Nel luglio 2018 l'attore ha causato uno schianto sull'autostrada A4, nel quale ha perso la vita Alessandra Lighezzolo, una donna di 53 anni sposata e con due figli. Il drammaturgo bellunese si è sempre dichiarato responsabile e ha patteggiato per un anno di carcere. Ora vuole dire la sua su come sono andati i fatti. 

Marco Paolini, incidente ha cambiato la sua vita

Condannato per omicidio stradale, Paolini ha ripercorso le ore precedenti all'incidente, quando aveva finito uno spettacolo, Il calzolaio di Ulisse, al Teatro Romano di Verona ed era subito ripartito per un seminario in Trentino. In quel periodo, una tosse tremenda lo perseguitava. 

Ero molto infastidito. Me la tiravo dietro da tempo. Finito lo spettacolo, pensavo, dovrò occuparmene. Una tosse secca. In testa. Pensavo fosse legata a un reflusso gastrico. O allo stress. Complicato dal fatto che ciclicamente ho attacchi di un'asma cronica. Tenevo duro rinviando le visite mediche a dopo. 

In autostrada, non fu il cellulare o un messaggio alla guida a distrarlo, rivela al Corriere

Lungo la strada, scendendo, verso Rovereto ho avuto un paio di colpi di tosse. Quelli che per un attimo ti mandano in apnea. C'era molto traffico. Impossibile correre. Si andava in colonna. Viaggiavo sulla corsia centrale. A un certo punto mi è tornato un attacco di tosse. E lì, come ho potuto rivedere nei fotogrammi di un filmato delle telecamere fisse di Autostrade, mi sono spostato sulla corsia di destra. E di colpo mi sono visto addosso alla macchina di Alessandra Lighezzolo e Anna Tovo. Loro erano su una 500, io su una station wagon. Un camion, in confronto. L'ho speronata. E l'ho vista volare sulla strada di sotto, sulla tangenziale. Dietro una siepe. Rovesciata.

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"Posso provare a capire me stesso. Ma non riesco a perdonarmi": così l'attore reputa quanto accaduto. 

La condanna a un anno di carcere con la condizionale, la sospensione della patente e il resto sono quanto prevede la legge. Ho ammesso di avere torto, ho patteggiato. Ma sono sicuro che le vittime di questo incidente che ho provocato non saranno dello stesso avviso. Li capisco. Se io pensassi a qualcuno che mi ha portato via la donna che amavo nessuna pena mi sembrerebbe adeguata… Farei fatica ad accettare una cosa così accaduta a causa della negligenza... Perché questa è la mia colpa: ne-gli-gen-za. 

Adesso Paolini ha ripreso a lavorare (a luglio e agosto porterà in scena Filo Filò e Nel Tempo degli Dei), ma nulla è più come prima. 

Se avessi fatto un altro mestiere, in quel momento, sarebbe stato meglio. È l'unico momento della mia vita in cui ho maledetto quello che faccio. Perché il mio mestiere è un atto pubblico. Non posso starmene da una parte e scrivere un libro... È un atto pubblico. È un problema. Non solo salire sul palco e dire qualcosa che fa ridere la gente ti pesa. Anche dire qualcosa di intelligente ti pesa. Ti chiedi se sei ancora credibile. Non ti senti più come prima.

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