Priyanka Chopra: "le donne non sono più fanciulle da salvare"
Priyanka significa «cara a tutti», e a vederla si capisce subito che non potevano darle un nome più azzeccato. E' la prima donna indiana a ottenere un ruolo da protagonista in una serie televisiva americana, Quantico. La prima stagione andrà per la prima volta in chiaro dal 4 ottobre su Paramount Channel, e lei interpreta Alex Parrish, una recluta dell’FBI sospettata di terrorismo.
E' divenuta Miss Mondo nel 2000, a soli 18 anni, ma poi ha saputo dimostrare a tutti che oltra alla bellezza nascondeva anche una bella dose di talento.
«A me non piace la parola Bollywood, suona sempre come una parodia. Il cinema in India è un’industria da quasi mille film all’anno e fattura soprattutto al di fuori del Paese. Certo, i nostri film sono “diversi”, perché la nostra cultura lo è. Da noi ogni occasione è buona per ballare: se nasce un bambino o si vince una partita, si organizza una cena, si canta e si balla. I nostri film raccontano le nostre storie», ha detto in un'intervista a Vanity Fair.
Le storie che la interessano di più sono quelle che hanno una protagonista femminile molto forte: «Cinema e televisione devono rappresentare le donne per ciò che sono realmente: determinate, non più solo fanciulle “da salvare”».
La disparità di guadagni tra donne e uomini le sta molto a cuore, ma non riguarda solo Hollywood: «Quella che portiamo avanti nello showbusiness è solo una delle battaglie per la parità»
«Vincere Miss Mondo a 18 anni è stato il punto di svolta, il momento che mi ha reso finalmente sicura di me. Una Miss Mondo non deve solo essere bella, deve avere carattere: “Se posso stare su questo palco, posso fare qualsiasi cosa”», ha detto alla rivista.
A maggio dell’anno prossimo la vedremo in Baywatch, il remake cinematografico del telefilm cult anni ’90. Grazie a lei si profila un cast più multiculturale: «I tempi sono cambiati, il cinema si adatta. E, anche vedendo sullo schermo persone come me, la gente negli Stati Uniti ha cominciato a convincersi che sì, è la diversità la vera normalità. Basta guardarsi intorno: c’è davvero qualcuno uguale a un altro?».
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