Timothée Chalamet, l'accusa spacca i fan: è un raccomandato che sfrutta il white privilege

Il caso nasce dalle dichiarazioni del suo agente Brian Swardstrom, il quale ha rivelato che l'attore non fa un provino da sette anni

C'è un caso Timothée Chalamet che sta spaccando in due fazioni contrapposte i fan dell'attore più richiesto ed amato di Hollywood. Tutto nasce dalle dichiarazioni del suo agente, Brian Swardstrom, il quale ha rivelato in un tweet che Chalamet non fa un provino da sette anni. Praticamente, dai tempi di Natale all'improvviso, quando era quasi sconosciuto. Da allora, sono arrivati – tra gli altri – i ruoli in Chiamami col tuo nome, Piccole donne, Dune e Bones and All. Tutti ottenuti senza neanche un provino.

Timothee Chalamet raccomandato? Le parole dell'agente

L'agente ha sollevato la questione perché nei giorni scorsi sono circolati diversi rumors sul casting che Ridley Scott ha messo in piedi per Il gladiatore 2. Per il ruolo principale di Lucius, il regista britannico avrebbe preferito Paul Mescal (la giovane star di Normal People e Aftersun) ad Austin Butler, Miles Teller e, appunto, Chalamet. Non è vero, tuona Swardstrom. "So che uno di questi attori ha girato un film in Medio Oriente negli ultimi mesi e non fa provini da più di sette anni", ha twittato.

Le parole di Swardstrom hanno scatenato un putiferio sui social: Timothée Chalamet è accusato di essere un raccomandato, un divo chiacchierato perché capace di far valere i suoi rapporti privilegiati con l'industry. "Hollywood gli sta riservando un trattamento speciale. Chalamet è un nepo baby, ma molte persone non lo sanno", è uno dei tanti commenti che si leggono su Twitter.

Nepo baby è un termine nato sul web nel 2022: letteralmente significa "bambino del nepotismo". Con questa definizione si intendono i figli di papà che ce l'hanno fatta non per meriti personali ma perché coccolati dai sistemi chiusi ed elitari che li hanno adottati ed eletti ad icone. Partendo dal caso del cortometraggio Let Me Go (The Rightway) che ha visto coinvolti Destry Allyn Spielberg, Owen King e Hopper Penn, il New York Magazine ha persino dedicato al fenomeno del favoritismo made in Usa la copertina di uno dei suoi numeri. Ma quali sarebbero i legami di Chalamet con i pezzi grossi di Hollywood?

Timothee Chalamet nepo baby, ovvero "figlio di"

La sorella maggiore, Pauline Chalamet, è un'attrice. La madre, Nicole Flender, appartiene a una influente famiglia di origine ebraica, è un'ex attrice e ballerina di Broadway, ora potente agente immobiliare del colosso Anywhere Advisor. Il padre Marc è un giornalista con un passato a Le Parisien e un incarico importante all'UNICEF, mentre gli zii Rodman Flender e Amy Lippman sono registi e produttori. Il nonno materno, infine, era lo scrittore e sceneggiatore Harold Flender.

Insomma, Timmy è ammanicato, sostengono i detrattori. E c'è chi tira in ballo pure il white privilege, il "privilegio bianco" che garantisce una serie di vantaggi impliciti basati sul colore della pelle, senza mai subire pregiudizi o essere identificati con stereotipi razzisti. "Il fatto che attori neri con più di vent'anni di carriera alle spalle facciano ancora provini, ma lui non è obbligato perché è l'it boy del momento dovrebbe essere sottolineato nel dibattito sul privilegio dei bianchi", si legge sui social. A difesa di Chalamet si schierano ovviamente le sue fan, secondo le quali Timmy ha avuto davvero legami importanti che l'hanno aiutato ad emergere, ma si è fatto valere esclusivamente per la sua bravura, il carisma e il talento.