In un'intervista concessa al Guardian, il regista newyorkese striglia i vari Timothée Chalamet e Greta Gerwig: "Non hanno alcuna idea dei fatti"
Woody Allen continua a respingere tutte le accuse di violenza che gli sono piombate addosso. La nave di Teseo ha appena pubblicato in Italia l'autobiografia A proposito di niente, nella quale l'artista newyorkese precisa la sua posizione sull'ex moglie Mia Farrow e il fratello Ronan, i quali hanno sempre creduto alla versione di Dylan: la ragazza aveva 7 anni quando il padre adottivo avrebbe abusato di lei. A 84 anni Allen si racconta senza troppi filtri e ricomincia l'incontro in un'intervista concessa al Guardian.
Woody Allen, figlia adottiva denuncia: la replica
Stavolta Woody Allen punta i suoi attori: Timothée Chalamet, Colin Firth, Greta Gerwig, Mira Sorvino. Queste star hanno cavalcato l'onda delle accuse nei suoi confronti e hanno promesso di non lavorare mai più con il regista soltanto per guadagnarsi la stima della Hollywood liberal e avere più chance di vincere qualche premio.
È stupido. Gli attori non hanno alcuna idea dei fatti e si aggrappano a una posizione egoista, pubblica e sicura. Chi nel mondo non è contrario alle molestie sui bambini? Ecco come sono gli attori e le attrici: denunciarmi è diventata una moda, come se all'improvviso tutti mangiassero cavoli.
Allen rivela al Guardian che il trattamento da "mostro" che il mondo del cinema e della stampa gli ha riservato, per un caso sul quale non c'è mai stata un'autorizzazione a procedere nei suoi confronti, è profondamente ingiusto.
È come se avessi ucciso sei persone con una mitragliatrice.
Woody Allen: Timothee Chalamet è un bugiardo
L'obiettivo di Allen è soprattutto Timothée Chalamet, che ha diretto nella commedia Un giorno di pioggia a New York: l'attore ha preso le distanze dal regista e ha annunciato di donare i proventi della sua prestazione nel film ad organizzazioni come #MeToo e Time's Up.
Timothée ha dichiarato pubblicamente che si pentiva di aver lavorato con me e che dava il denaro in beneficenza. Ma ha giurato a mia sorella che ne aveva bisogno, dato che era in lizza per un Oscar per Chiamami col tuo nome, e lui e il suo agente hanno pensato che avrebbe avuto più possibilità di vincere se mi avesse denunciato. Alla fine così ha fatto.
Allen è amareggiato per i boicottaggi e la damnatio memorie di cui è vittima: dal suo punto di vista, non ha mai preso sul serio le accuse che gli sono state mosse.
Si possono ripetere i fatti più e più volte. Ma ormai i fatti non hanno più importanza. Per qualche ragione, emotivamente, è importante che si continui a credere a quella storia.
Allen, però, resta innocente per la legge, anche se sta cominciando ad accettare l'idea che molti non riterranno mai quell'accusa completamente falsa. Con la saggezza e l'ironia consueta, ammette che "ci sono tante ingiustizie nel mondo molto peggiori di questa: bisogna conviverci".