Esterno notte, la figlia di Moro contro la serie di Bellocchio: "Vile usare il dolore altrui"

Marco Bellocchio non commenta le dichiarazioni di Maria Fida Moro: ci pensa il consulente storico Miguel Gotor

Esterno notte, la serie di Marco Bellocchio in onda in prima serata su Rai 1 il 14, 15 e 17 novembre, "non può rispettare la verità storica". Lo dichiara Maria Fida Moro, la figlia di Aldo, in un'intervista concessa all'agenzia Agi. "O si decide che siamo personaggi storici, e allora si rispetta la storia, o si decide che siamo personaggi privati e allora ci si lascia in pace", spiega la primogenita del presidente della Democrazia Cristiana rapito il 16 marzo 1978 e assassinato il 9 maggio successivo dopo 55 giorni di prigionia.

Esterno notte, Rai e Bellocchio criticati da figlia Moro

"Mio figlio ed io viviamo, nascosti in bella vista, col citofono, campanello, e telefono spenti ma ogni giorno un'ondata di tsunami ci raggiunge ugualmente. Non pretendo che gli altri – che non hanno provato – capiscano, ma a dispetto dell'esperienza seguito a sperarci", aggiunge l'ex senatrice.

È già vergognoso infischiarsene del dolore altrui ed è doppiamente vile usarlo per fare affari. Nel 1963 papà conclude così un discorso credo a Firenze: 'Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti, noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato'.

Raggiunto dall'Agi, Marco Bellocchio preferisce non commentare. Il regista ha già difeso la sua serie quando è stata presentata in anteprima al Festival di Cannes e poi nelle sale lo scorso maggio. "È molto meno ideologica di Buongiorno, notte perché è passato altro tempo: mi dispiace se c'è chi l'ha interpretata come se ci fosse un accanimento sui ricordi tragici di quegli anni", le sue parole. 

Aldo Moro, Esterno notte "non è una storia privata"

A rispondere a Maria Fida Moro ci pensa Miguel Gotor, consulente alla sceneggiatura di Esterno notte scritta da Bellocchio con Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino. "Provo un grande rispetto per la sua persona e per il dolore che ha vissuto insieme con il figlio Luca e ho apprezzato i libri che ha scritto sul padre, che abbiamo utilizzato, tra gli altri, come fonte del racconto. Ma certo questa vicenda non è una storia privata", dichiara lo storico (uno dei maggiori studiosi degli anni di piombo) in un'intervista concessa a La Stampa.

Un film è per definizione un'opera di finzione o, come si dice ora, di fiction. Credo che la libertà artistica, che naturalmente è anche libertà di invenzione e di creazione, sia il bene supremo da tutelare. Un film che sceglie come argomento di partenza un fatto storico è equiparabile a un romanzo storico, un genere anfibio su cui esiste un dibattito plurisecolare che è incentrato sui rapporti tra verità storica, verosimiglianza e invenzione.

Gotor aggiunge che "tutto il lavoro è stato improntato al massimo rispetto non solo della figura di Moro, ma di tutti i protagonisti di questa tragedia" e che con Agnese e Giovanni Moro, gli altri due figli al quali lo storico è legato da "un rapporto di stima e di amicizia", "ci sono stati scambi di messaggi e un incontro".