American Gods, un piccolo gioiellino del piccolo schermo

Abbiamo visto il pilot di American Gods. La nostra recensione della serie targata Starz

C’è chi sostiene che American Gods, la nuova e attesissima serie targata Starz, sia una furbata e chi invece afferma che metta ansia. Dopo aver visto il pilot, possiamo dire che la serie è tutto ciò. È bene dire che il progetto racconta la storia di Shadow Moon, il quale - dopo aver trascorso gli ultimi tre anni in prigione per aggressione - torna in libertà. La sua uscita, infatti, è stata anticipata in seguito alla morte della moglie Laura per un incidente stradale.

Senza altre opzioni, Shadow accetta l’offerta di lavoro di un uomo che si fa chiamare Wednesday, un truffatore in cerca di qualcuno che collabori ai suoi affari e lo protegga, scoprendo ben presto che un antico Dio scandinavo si cela sotto le sue spoglie mortali. Wednesday sta attraversando l’America per riunire vecchie divinità bibliche e mitologiche che, senza più credenti, ora si fingono persone comuni. Lo scopo di tutto ciò è scatenare uno scontro finale con quei nuovi dei - denaro, tecnologia, media, fama, droga e molti altri - che sempre di più affascinano la società moderna. Come andrà a finire?

La recensione del pilot di American Gods

Tratto dall’omonimo romanzo dell’autore britannico Neil Gaiman, American Gods parte decisamente bene, con scene pressoché inquietanti, forti e imprevedibili. Questo è quanto vediamo nei primi 10 minuti, quando ci viene mostrato come tutto è iniziato. In seguito veniamo letteralmente catapultati in una realtà molto differente per ambientazione e contesto, il presente: Shadow è in carcere. Dopo aver saputo del tragico incidente della moglie, l’uomo viene liberato e farà di tutto per partecipare ai funerali di Laura, ma nel mentre accadranno molte cose inaspettate.

Tra queste, l’incontro con Wednesday nei posti in prima classe di un aereo. Sin da subito capiamo che quest’ultimo ha un obiettivo ben preciso. È lui che vuole, ma lo lascia intravedere a piccoli passi e, quando gli propone di lavorare per lui senza neanche conoscerlo, lo spettatore - così come lo stesso protagonista - comprende subito che c’è sotto qualcosa di molto più importante. Merito di un’interpretazione ottima, dove l’espressività gioca un ruolo fondamentale, così come i dialoghi brevi, concisi, che mirano dritti al punto.

La sceneggiatura del pilot, infatti, gode di frasi ad effetto, battute talvolta brutali e dirette ma mai banali. Il punto forte di American Gods è il passaggio dalla dimensione reale ad una più fantasy, anche se il cambiamento non è sempre netto e avviene in tanti modi differenti, come il sogno, o un tunnel che all’improvviso lo porta in un altro ambiente. Di scene violente se ne vedono anche durante il tragitto che Shadow Moon compie per raggiungere la chiesa del funerale, momento in cui si scoprirà qualche segreto sorprendente e, allo stesso tempo, qualche dettaglio macabro.

Insomma, la serie presenta elementi in perfetto equilibrio tra loro e deve la sua riuscita non solo agli effetti speciali visivi (anche se si notano dei limiti: si vede ad occhio nudo che il sangue è finto) e sonori di grande impatto, ma anche al fatto di riuscire a mischiare sapientemente diversi generi: si passa dal dramma al fantasy, fino alla tensione che possiamo trovare in un thriller/horror (più che altro per la crudezza di alcuni momenti). Il ritmo poco incalzante non è sicuramente un ostacolo per la serie, che - oltre ad avvalersi di un pilot dal finale imprevedibile e sconcertante - vi farà conoscere luoghi suggestivi e personaggi misteriosi legati all’Universo divino, alcuni dei quali molto 'particolari'.