Sense8 2: un pilot che convince sotto ogni punto di vista

A distanza di qualche settimana dal rilascio di Netflix, la nostra recensione del pilot di Sense8 2 (SPOILER)

Netflix ha rilasciato Sense8 2, la serie che ha spopolato in tutto il mondo e vede protagonisti otto giovani provenienti da diverse realtà e collegati mentalmente tra loro. La prima stagione si era conclusa con il professore che cerca di portare con sé la ragazza australiana, ma Will - utilizzando le sue abilità aiutato da quelle dei suoi compagni d’avventura - riesce a liberarla e sul finale gli otto personaggi si allontanano su una barca a vela insieme, più uniti che mai.

La recensione del pilot di Sense8 2

Nel pilot della seconda stagione di Sense8 ritroviamo Capheus (autista di matatu a Nairobi), Will (un poliziotto di Chicago), Sun (donna d’affari di Seul ed esperta di arti marziali), Nomi (blogger transessuale e una hacker di San Francisco), Kala (chimica farmaceutica di Mumbai), Riley (una DJ islandese residente a Londra), Lito (attore omosessuale residente a Città del Messico) e Wolfgang (uno scassinatore di Berlino).

La nuova stagione parte benissimo, nonostante qualche momento iniziale di smarrimento dovuto al fatto che la storia non ricomincia da dove l’avevamo lasciata. Le otto personalità si nascondono in una sorta di ‘chiesa’, dove cercano di scoprire il nome del loro nemico principale e acciuffarlo prima che possa trovare nuovamente Riley. È lei che vuole e non si fermerà finché non avrà realizzato il suo obiettivo.

Questo è palese in quanto in più di un’occasione l’uomo entra in contatto con la realtà di Will per scovare il loro nascondiglio e più si avvicina alla risposta esatta, più il gruppo di telepatici ha paura, più il giovane di Chicago rischia di perdere la vita. Per evitare che il professore si faccia strada nella sua mente e riuscire a capire qualcosa di più in merito a quest’ultimo, infatti, devono somministrargli una medicina che gli permette di ricordare il suo passato attraverso il sogno.

Insomma, lo addormentano e dalle visione che ne conseguono riescono ad avvicinarsi via via alla verità. Questo, già di per sé, è un elemento molto interessante dal punto di vista psicologico: il subconscio che ha ruolo fondamentale nella ricerca e nell’intera storia. Tornano gli elementi che hanno contraddistinto la prima stagione dalle altre serie. Innanzi tutto la presenza di otto persone che sono legate da una forza più grande di loro, la mente, per poi proseguire con le differenze caratteriali, di pronuncia inglese, di abilità e di pensiero.

Ognuno vive in una realtà diversa, ma tutti - in un modo o in un altro - sono pronti ad aiutarsi a vicenda mettendo anche a rischio la propria vita. Ciò ci permette di comprendere quanto la vita dei protagonisti dipenda l’uno dall’altro e quanto questo profondo legame li renda una grande famiglia. Da un altro lato è interessante vedere sul piccolo schermo come questi interscambi - spesso è come se un personaggio si trovasse al posto dell’altro - vengano realizzati.

Noi infatti vediamo colui che ha prestato la sua abilità per risolvere una determinata situazione e non chi veramente la sta affrontando perché è come se i due (nella prima stagione si sono trovati tutti insieme in una scena) diventassero la stessa persona. È questo che, oltre a rendere talvolta la storia confusa, lascia lo spettatore spiazzato: l’accuratezza e la complessità degli effetti speciali visivi.

Come avvenuto nella prima stagione, Sense8 è caratterizzato da un ritmo lento, ma le scene trasmesse godono di originalità, una sceneggiatura ben scritta e fatta di dialoghi intensi e incisivi, un’atmosfera molto tesa e accattivante e una colonna sonora in linea con la storia raccontata. Non è detto però che andando avanti la serie non assuma un andamento a livello narrativo più incalzante, come successo nel precedente capitolo.

Inoltre, è bene dire che gli interpreti non deludono affatto, ma d’altronde il loro talento l’avevano già dimostrato con la prima stagione. Per il momento convince sotto ogni punto di vista (la trama, la tecnica, gli effetti visivi e il lato emotivo). Non mancano infatti scene di grande spessore volte ad intenerire il cuore dello spettatore e colpi di scena sorprendenti.