Anthony Bourdain, i programmi tv del cuoco giramondo morto a 61 anni

Geniale, provocatorio e irriverente, Anthony Bourdain ha inventato un vero e proprio genere: ecco una guida ai suoi programmi tv

Anthony Bourdain, famoso chef, scrittore e personaggio televisivo newyorkese è morto venerdì mattina a Strasburgo, in Francia. Geniale, provocatorio e irriverente, Bourdain è stato un pioniere dell’abbinamento tra cucina e media. Con il suo modo di fare televisione, ha inventato un vero e proprio genere. Curioso e sarcastico (la sua passione per la carne, di cui però criticava l’eccessivo consumo, lo rendeva inviso a vegani e vegetariani), è stato il cuoco-viaggiatore più originale che il piccolo schermo abbia mai conosciuto.

La sua prima esperienza televisiva è Viaggio di un cuoco (2002–2003). In seguito al grande successo del suo memoir, Kitchen Confidential (libro di culto sulle cucine dei più grandi ristoranti di New York), Food Network gli propone questo format. Anthony accetta e per 35 puntate ci porta in giro per il mondo con un memorabile world-travel show alla ricerca del cibo perfetto. Da Tokyo a Singapore, passando per il Giappone rurale, la Cambogia, il Portogallo, il Marocco, la Russia, il Messico e la Napa Valley, il grande chef esplora innumerevoli tradizioni gastronomiche con un talento narrativo senza eguali. Commovente il suo ritorno nella cucina del ristorante di Provincetown dove aveva mosso i primi passi nell’estate del 1974.

Anthony Bourdain: morto lo chef innovatore della tv

Senza prenotazione (2005–2012) è la trasmissione della consacrazione. Anthony Bourdain passa su Travel Channel e per 9 stagioni viaggia in lungo e in largo riportando ogni genere di esperienza culinaria. No Reservations ha un approccio più “avventuroso” rispetto a Viaggio di un cuoco: nel 2006, durante le riprese dell’episodio speciale tra la seconda e la terza stagione, Anthony si trova a Beirut a filmare la tipica cucina libanese quando scoppia il conflitto con Israele. Bloccato in un hotel con alcuni membri di Hezbollah, riesce ad uscire grazie all’aiuto di un misterioso fixer che ribattezza subito “Mr. Wolf” (come il personaggio di Harvey Keitel in Pulp Fiction). No Reservations diventa spesso un pretesto per testimoniare i cambiamenti sociali e politici del mondo di oggi attraverso il cibo. Nel 2008, corre nella New Orleans post-Katrina, un anno dopo arriva a Colombo per raccontare attraverso i piatti tipici la guerra civile dello Sri Lanka e un Paese ancora piegato dal maremoto del 2004.

Nel 2010, in compagnia di Sean Penn, sbarca ad Haiti dopo il terribile terremoto che aveva colpito l’isola caraibica. A Kuala Lumpur, si muove come Kurtz in Cuore di tenebra, mentre mostra il suo animo rock quando si reca nel deserto del Mojave con Josh Homme dei Queens of the Stone Age (col quale tornerà al Rancho de la Luna prima di una pizza psichedelica in Cambogia) e al SXSW di Austin con Neon Indian, The Sword e Sleigh Bells. L’ultima puntata a Brooklyn con Michael K. Williams (il celebre Omar di The Wire) a fare da guida e l’incontro fortuito con Jamie Hector (Marlo), è un capolavoro (come quella negli Yonkers con Bill Murray).

Anthony Bourdain: Cucine segrete è il suo testamento

Tutto in 24 ore (2011–2013) è invece composto da venti episodi di un’ora: venti città (da Singapore a Seattle) e soltanto 24-48 ore per mostrare i punti essenziali e i luoghi must-see delle metropoli in fatto di cibi e persone. The Layover è uno dei migliori taccuini di viaggio gastronomico “mordi e fuggi” in assoluto. Il 2013 è l’anno della svolta con Cucine segrete (2013–2018). Bourdain lascia Travel Channel (in aperta polemica con i nuovi vertici del network che sfruttano la sua immagine per pubblicizzare di tutto) e approda alla CNN. Parts Unknown diventa subito la sua serie più premiata. Undici stagioni alla scoperta delle cucine più lontane: si parte dal Vietnam, dove Bourdain incontra Barack Obama poco prima della conclusione del suo mandato, e si arriva a Berlino passando per Roma, con l’allora compagna Asia Argento e Abel Ferrara.

Fiumi di inchiostro e di pellicola si sono riversati per tentare di descrivere il conflitto Israele-Palestina: Tony ci riesce a tavola, con un episodio memorabile girato tra Gerusalemme, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Picchi assoluti del programma: le allucinazioni causate da alcol e sangue di maiale in Tailandia, la scoperta della Tokyo più segreta e underground (spogliarelliste robot incluse), la cena al Noma di Copenaghen con lo chef René Redzepi e il suo approdo nella cucina di El Bulli, il miglior ristorante al mondo dello chef Ferran Adrià. Nessuno riuscirà a raccontare cibo, tradizioni, culture, Storia e storie meglio di lui. 

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