Da Giorgia Meloni a Monica Cirinnà, politici scatenati sull'esibizione di Checco al Festival e la sua "favola trans"
Come ampiamente prevedibile, lo show di Checco Zalone a Sanremo 2022 scatena un putiferio. Mentre volano gli ascolti della seconda serata del Festival e l'hashtag #CheccoZalone diventa trending topic su Twitter, la politica si divide su un passaggio della sua performance: la favola LGBTQ+ del vecchio re e della prostituta trans brasiliana di nome Oreste sulle note di Almeno tu nell'universo. D'altronde il comico pugliese lo dice apertamente sul palco dell'Ariston: "Amadeus ha insistito tanto per fare questa canzone, qualcuno si sarà offeso. Se ci sono denunce, querele, interrogazioni parlamentari... il foro di competenza non è il mio, è di Amadeus".
Checco Zalone a Sanremo 2022 divide la politica italiana
La satira di Checco Zalone è uno schiaffone politicamente scorretto all'omofobia o il suo è stato proprio un monologo omotransfobico? La destra promuove Zalone, a partire dalla segretaria di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.
I fanatici del politicamente corretto come al solito non gradiscono la comicità libera e partono all'attacco di Checco Zalone, con esponenti politici che chiedono le scuse o che venga 'corretto il tiro' della sua satira. Che tristezza. Viva Zalone e la comicità libera e pungente.
Saverio Congedo, coordinatore provinciale di Lecce per Fratelli d'Italia, è dello stesso parere: quello di Zalone non è un "teatrino anacronistico e fuorviante", come l'ha definito l'Arcigay.
In un Festival di Sanremo intriso di furore ideologico, la comicità intelligente e libera di Checco Zalone raccoglie applausi e risate. Con buona pace delle vestali del politicamente corretto.
Angelo Ciocca, europarlamentare della Lega, chiede di dare un taglio alle polemiche perché la satira e la comicità di Checco Zalone non devono essere vittima del politically correct. Sulla stessa lunghezza d'onda Silvia Sardone, altra eurodeputata della Lega.
Gli interventi e le canzoni irriverenti di Checco Zalone a Sanremo hanno provocato tante risate ma anche ridicole critiche e mal di pancia di buonisti e commentatori di sinistra che subito lo hanno criticato. Per fortuna abbiamo Checco libero di fare satira e di farci ridere!
Mario Adinolfi azzarda un paragone pesante: Checco Zalone "è l'Alberto Sordi del XXI secolo italiano". Secondo il leader del Popolo della Famiglia, "la storia del nostro Paese sarà raccontata dai suoi film, dai suoi sketch e anche da questo passaggio a Sanremo nel 2022. Bravo, intelligente, non conformista, coraggioso come un artista deve saper essere".
Come il disprezzo che circondava Totò o Alberto Sordi perché facevano commedie e non film 'socialmente impegnati' negli anni in cui socialmente impegnati voleva dire proni ai diktat Pci, così Checco Zalone è circondato dalla disistima di falsi intellos che nessuno ricorderà.
Sanremo 2022, Checco Zalone sgradito a sinistra: "Disastroso"
Come il pubblico diviso sui social tra chi apprezza e chi condanna, da sinistra si levano numerose voci critiche, a partire da Monica Cirinnà. Raggiunta dall'AdnKronos, la senatrice del Pd chiarisce che "l'omotransfobia è un dramma che attanaglia la vita di tante persone e bene ha fatto Zalone a sceglierlo come tema del suo intervento. Purtroppo, però, il risultato è stato disastroso. E non lo dico io. Lo dicono autorevoli voci della comunità trans che da quel pezzo si sono sentite offese, derise e ridicolizzate".
Quello a cui bisogna prestare attenzione quando si toccano argomenti così delicati è la scelta delle parole e degli esempi che rischiano di non passare al pubblico per come sono stati pensati dall'autore. Stimolare la riflessione è una spinta positiva che deve accompagnare tanto il pubblico quanto i comici.
Vladimir Luxuria risponde al comico pugliese via social e definisce indifendibile l'esibizione di Checco.
Zalone, perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all'ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con 'azzo') e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere.
La militante trans ed ex deputata di Rifondazione Comunista ammette che si sarebbe aspettata di più da Luca Medici: la sua guerra agli stereotipi si è rivelata piena di stereotipi. Luxuria fa un esempio pratico postando in un tweet la discussa vignetta di Makkox su Giorgia Meloni apparsa qualche tempo fa sull'Espresso e sgradita da tante persone (lettori del settimanale compresi) che ora osannano la libertà d'espressione di Zalone.
Gli stessi che hanno criticato una vignetta satirica pubblicata tempo fa sull'Espresso su Giorgia Meloni adesso difendono la libertà di satira di Checco Zalone a Sanremo 2022. Morale: si difende la satira solo se colpisce gli altri.
Gli stessi che hanno criticato una vignetta satirica pubblicata tempo fa sull’Espresso su @GiorgiaMeloni adesso difendono la libertà di satira di #CheccoZalone a #Sanremo2022 morale: si difende la satira solo se colpisce gli altri. pic.twitter.com/qqB7rGdBPp
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) February 3, 2022