Dopo gli scandali che hanno travolto il cantante Kris Wu e l'attore Zhang Zhehan, Pechino mette al bando i talent televisivi
In Cina l'amministrazione statale per la radio, il cinema e la televisione ha ufficialmente messo al bando i talent show. L'ente reputa "dannosi per la cultura" i modelli diffusi da questo tipo di trasmissioni e ha ordinato alle emittenti televisive e alle piattaforme streaming di promuovere rappresentazioni "più mascoline" degli uomini. Pechino ha imposto questo giro di vite per regolare la cultura pop considerata "ambigua e immorale" che sta portando i giovani cinesi "fuori strada".
Cina, talent show al bando: "Sono immorali"
Nella nota diffusa dall'amministrazione si legge che l'obiettivo del bando è "correggere con forza i problemi legati alla violazione delle leggi e della morale degli artisti" e "instaurare un'atmosfera di amore per il Partito comunista e il Paese". Vittime della censura sono programmi seguitissimi come China's Got Talent (la versione cinese di Italia's Got Talent, prodotta da FremantleMedia e trasmessa da DragonTV), The Rap of China e The Voice of China, l'equivalente del nostro The Voice.
I talent che sottopongono centinaia di aspiranti giovani artisti a rigorosi provini e a dure votazioni pubbliche sono diventati molto popolari in Cina, ma hanno sollevato critiche per l'ossessività dei fan e gli scandali che hanno travolto alcuni personaggi emersi da questi programmi. Sono significativi i casi del cantante Kris Wu e dell'attore Zhang Zhehan. Wu, già parte della boy band Exo, è stato arrestato con l'accusa di stupro di una adolescente, mentre Zhehan è stato accusato di "scarso patriottismo" dopo che su Weibo sono emerse sue vecchie foto in visita al controverso santuario giapponese di Yasukuni. L'attrice Zheng Shuang, invece, è stata multata con una sanzione da 300 milioni di yuan (quasi 40 milioni di euro) per evasione fiscale.
Talent show cinesi proibiti: "Alimentano comportamenti illegali"
L'autorità cinese ha così deciso di vietare ogni tipo di talent. I network e i servizi online "non sono autorizzati a trasmettere" questi programmi che alimentano comportamenti "illegali o immorali", "estetiche anormali" e "stili volgari", in particolar modo quelli "effeminati". La richiesta dell'Authority ai media è di trasmettere una "energia positiva" e promuovere attraverso i propri format i valori tradizionali della cultura cinese e il socialismo avanzato.
Il bando arriva anche in seguito alle polemiche relative ad una boy band composta da bambini delle scuole elementari che si è sciolta poco dopo il debutto per il clamore suscitato dalla loro giovanissima età e le denunce di alcuni utenti nei confronti del famoso blogger Feng Xiaoyi, il cui account Douyin (la versione cinese di TikTok) è stato sospeso perché promuove "valori malsani".
La piattaforma iQiyi, l'equivalente cinese di Netflix, ha già preso provvedimenti annullando tutti i piani di produzione per i futuri talent messi in cantiere.
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