Ora l'Europa dice all'Italia come deve gestire la Rai: "Serve una riforma"

Il commissario Thierry Breton bacchetta il governo Meloni sulle nomine Rai: "Rischi di interferenza politica"

Incredibile ma vero: la Commissione europea dice all'Italia come deve gestire la Rai. Il commissario per il Mercato unico, Thierry Breton, ha risposto ad un'interrogazione firmata da 15 eurodeputati che hanno chiesto a Bruxelles di valutare l'impatto che "i cambiamenti nel gruppo dirigente della Rai", a partire dalle dimissioni dell'amministratore delegato Carlo Fuortes, hanno provocato sul servizio pubblico televisivo. La replica di Breton non si è fatta attendere: ignorando settant'anni di lottizzazione trasversale, il commissario ritiene che ora la libertà dei media in Italia è a rischio.

Rai, Commissione Eu avverte Italia: "Rischio interferenza politica"

"La Commissione è consapevole dei rischi di interferenza politica che incidono sull'indipendenza dei media del servizio pubblico in Italia", scrive Breton. Il commissario chiede "una riforma che permetta alla Rai di resistere meglio ai rischi di influenze politiche e dipendenza finanziaria nei confronti del governo".

"La relazione sullo Stato di diritto 2023 relativa all'Italia rileva che occorre rafforzare le salvaguardie dell'indipendenza editoriale e finanziaria dei media del servizio pubblico", aggiunge Breton. Non a caso "la proposta della Commissione relativa a una legge europea per la libertà dei media, adottata il 16 settembre 2022 e attualmente oggetto di negoziati legislativi al Parlamento europeo e al Consiglio, prevede una serie mirata di norme volte a rafforzare il funzionamento indipendente dei media di servizio pubblico impedendone la politicizzazione e garantendo lo svolgimento della loro missione per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno".

L'interrogazione è stata presentata da Socialisti e democratici e Verdi. I dieci firmatari italiani sono del Pd: Brando Benifei, Pietro Bartolo, Mercedes Bresso, Camilla Laureti, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuliano Pisapia, Franco Roberti, Massimiliano Smeriglio e Achille Variati. A loro si aggiungono la francese Sylvie Guillaume del Ps, la tedesca Petra Kammerevert dell'Spd, l'austriaco Hannes Heide dell'Spoe e gli spagnoli Diana Riba i Giner dei Verdi e Domènec Ruiz Devesa del Psoe.

Thierry Breton: in Rai ingerenza, serve una riforma

Insomma, la Rai meloniana che non rinnova il contratto a Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, lascia andare Lucia Annunziata, Massimo Gramellini e Bianca Berlinguer, sospende i programmi di Filippo Facci e Roberto Saviano non piace alla Commissione europea. Ora potrebbe aprirsi una procedura d'infrazione contro l'Italia. 

Vittorio di Trapani, il presidente della Fnsi, ritiene le parole del commissario Breton "di straordinaria importanza". Gli fa eco Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21, secondo il quale "il governo in carica non farà nulla per recepire le indicazioni comunitarie su conflitto di interessi, legge Rai, querele bavaglio, anzi... La direzione di marcia è quella che porta verso Ungheria e Polonia".

La replica di esponenti dell'esecutivo non si è fatta attendere. "L'ingerenza è quella di Breton. Invito il commissario a leggere attentamente il contratto di servizio appena concordato tra Rai e governo italiano, e sono sicuro che lo indicherà come modello di servizio pubblico, indipendenza e pluralismo anche per gli altri Paesi europei", dichiara Maurizio Lupi. Le accuse di Breton "sono un assalto ideologico contro l'attuale governo di centrodestra", tuona il senatore e componente della Commissione Vigilanza Gianni Berrino, mentre Maurizio Gasparri aggiunge che il commissario "ha dimostrato in più occasioni di non sapere molte cose: non conosce neanche le norme che regolano il servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, che sono esemplari e che farebbe bene a studiare e poi a copiare".