Fabio Fazio, che esclusione: Che tempo che fa via da Rai1?

Secondo l'indiscrezione di 'Dagospia', 'Che tempo che fa' non comparirebbe nei palinsesti di Rai1 per la prossima stagione: addio Fabio Fazio?

L'avventura di Fabio Fazio a Rai1 sarebbe al capolinea. Secondo l'indiscrezione riportata da Marco Antonellis su Dagospia, Che tempo che fa non risulterebbe nei palinsesti dell'ammiraglia per la stagione 2019-2020. "Per la contentezza di Matteo Salvini", aggiunge Antonellis, secondo il quale quest'esclusione sarebbe arrivata nelle ore successive ad un altro duro screzio avvenuto in casa Rai: l'accesa lite, finita quasi in rissa, tra il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni e il vice Angelo Polimeno Bottai. Il motivo, al solito, sarebbe la recente infornata di nomine nella redazione. 

Che tempo che fa, Rai 1 fa fuori il programma

Il programma di Fabio Fazio, a questo punto, potrebbe tornare su Rai3, da dove proveniva prima che Mario Orfeo, l'allora DG della Rai, non avesse deciso per la promozione sull'ammiraglia. La "contentezza" di Salvini, citata da Dagospia, sarebbe stata ribadita dal ministro dell'Interno anche in vista delle imminenti elezioni europee. 

Il leader della Lega sarà "costretto" a presentarsi a Che tempo che fa dalle regole della par condicio. Un obbligo che il vice-premier non gradisce particolarmente, come ha ribadito intervenendo alla Convention del partito nel Lazio: “Le regole della par condicio prevedono che da Fazio ci debbano andare i quattro leader. Penso che per coerenza e rispetto agli italiani io da Fazio non ci andrò a meno che non si dimezzi lo stipendio”. 

Fabio Fazio e Salvini, scintille in Rai

Luigi Di Maio, in tal senso, aveva invece mostrato una differenza di vedute dagli alleati di governo. Ospite di Fazio nella puntata di domenica 7 aprile, il ministro dello Sviluppo Economico, intervenuto ad una conferenza organizzata e presentata dal Movimento 5 Stelle, ha dichiarato: “La soluzione non è cacciare qualcuno. Se qualcuno pensa che la Rai si cambia cacciando qualche conduttore, allora di che rivoluzione culturale stiamo parlando? Noi non stiamo lavorando per questo”.