Il nome della rosa, la serie tv nella bufera: "È piena di errori"

"Umberto Eco si rivolterebbe nella tomba": parola della professoressa Alessandra Galizzi Kroegel, che con i suoi studenti ha demolito 'Il nome della rosa'

Il nome della rosa cala negli ascolti e anche nel gradimento di esperti ed accademici. Con l'ultima puntata in onda su Rai1 lunedì 25 marzo, la serie tv tratta dal capolavoro di Umberto Eco ha scatenato le reazioni della professoressa di Beni culturali dell'Università di Trento Alessandra Galizzi Kroegel, che con i suoi studenti del corso di Storia della critica d'arte ha analizzato frame per frame la serie con John Turturro e Rupert Everett. Il risultato è impietoso: la versione televisiva del romanzo è piena di errori storico artistici

Il nome della rosa, serie tv piena di errori

Partendo dalla prima puntata, gli esperti hanno riscontrato numerose incongruenze. La statua della Madonna nella stanza dell'abate Abbone è in posa serpentinata, che non è tipica del Trecento ma che appare a partire dal Cinquecento. Quando Guglielmo da Baskerville va a farsi rifare gli occhiali che ha perso, Adso nota il disegno preparatorio per alcune vetrate. Nulla di strano, se non fosse che su quegli schizzi ci sono due angeli: uno risale ai primi del Quattrocento e l'altro alla fine dell'Ottocento. 

E ancora, due miniature che raffigurano una donna e un uomo, ritratti in modo tipicamente moderno. Infine, la facciata dell'abbazia (ricostruita a Cinecittà, come altre location della serie tv): al centro c'è una statua in una posizione anomala per l'epoca, oltre che una sirena a doppia coda che solitamente si trovano nelle chiese romaniche, ma sui capitelli. Anche gli affreschi sulla Maddalena e i dettagli della sala del refettorio sono pieni di incongruenze. 

Il nome della rosa, Umberto Eco si rivolterebbe nella tomba

Umberto Eco si rivolterebbe nella tomba a vedere che nella sua storia ambientata nel 1327 appaiono vetrate ottocentesche prese da chiese americane”, ha commenta Alessandra Galizzi Kroegel. “La fiction – scrive la professoressa – è interessante e ben fatta, ma fin dai titoli di testa si capisce che il libro è stato preso con lo stesso atteggiamento con cui si affronta un fantasy come Il trono di spade: Il nome della rosa però è un romanzo storico scritto da un medievalista molto rigoroso, e per questo le scelte del contorno storico artistico non si possono inventare”. 

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